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Il Governo adotta i provvedimenti per la protezione salariale

operaio di spalle in cantiere
Keystone / Gaetan Bally

Formalmente approvate, aggiungendone una quattordicesima, le 13 misure annunciate un mese fa per lottare contro il dumping sociale e salariale, timore diffuso in relazione ai rapporti con l'Unione europea.

Le 13 misure annunciate un mese fa per lottare contro il dumping sociale e salariale, timore diffuso in relazione ai rapporti con l’UE, sono state formalmente adottate venerdì dal Consiglio federale, che ne ha aggiunta una quattordicesima sulla tutela dal licenziamento.

Le misure, comunicate dal consigliere federale Guy Parmelin il 19 febbraio, figurano in una dichiarazione congiunta elaborata dopo una sessantina di colloqui fra le organizzazioni mantello delle parti sociali e dei Cantoni, sotto la guida dello stesso Parmelin.

In una ventina di ulteriori colloqui, sotto la direzione della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), sono stati approfonditi i dettagli ancora in sospeso, ha precisato oggi Parmelin in una conferenza stampa, l’ultima diretta dal vicecancelliere e portavoce del Consiglio federale Andrea Arcidiacono.

Le misure approvate oggi permetteranno di “garantire la protezione dei salari al livello attuale”, ha assicurato il ministro dell’economia. Nella misura in cui sono coinvolte anche le imprese elvetiche, si basano su ciò che già esiste e non creano nuovi oneri sostanziali per queste ultime, ha precisato.

Le misure proposte

Alcuni provvedimenti serviranno a compensare le concessioni fatte all’UE per quanto riguarda il termine di notifica per i lavoratori distaccati (che dovrebbe passare dagli attuali 8 giorni a 4) e che la cauzione possa essere richiesta solo se è stata rilevata un’infrazione durante la prestazione di servizi precedente.

Tra le misure evocate oggi da Parmelin ci sono la procedura centrale di notifica, le certificazioni CCL quali standard negli appalti pubblici come prova delle condizioni salariali e lavorative e l’obbligo di portare con sé nei cantieri pubblici una tessera paritetica. Il Consiglio federale propone anche provvedimenti per salvaguardare i contratti collettivi di lavoro (CCL) già oggi dichiarati di obbligatorietà generale.

Altre misure interne riguardano i rimborsi spese. Su quest’ultimo aspetto, Bruxelles vuole applicare il proprio regolamento. Berna intende sfruttare al massimo lo spazio di azione a livello di politica interna affinché venga applicato il diritto elvetico.

“C’è un ampio margine di manovra”, come è stato dimostrato nei colloqui con l’UE, ha precisato la direttrice della SECO Helene Budliger Artieda. “Nei negoziati è stato garantito il principio della ‘parità di retribuzione per uguale lavoro nello stesso luogo'”, ha aggiunto Parmelin. Insomma, se i costi non sono coperti, le spese dovranno essere compensate. Sarebbe anche possibile versare una somma forfettaria.

Quattordicesima misura

La principale novità odierna concerne l’adozione, da parte dell’esecutivo, di una quattordicesima misura volta a concedere una migliore protezione contro il licenziamento per i rappresentanti eletti dei lavoratori, per i membri di un istituto di previdenza e per i membri dei comitati nazionali di settore che operano nell’ambito di un contratto collettivo di lavoro dichiarato di obbligatorietà generale.

La soluzione proposta si basa su negoziati che hanno avuto luogo durante una mediazione svolta sotto la direzione dell’ex consigliere nazionale Franz Steinegger (Partito liberale radicale – PLR, destra). La protezione contro il licenziamento si applicherà solo nelle imprese con più di 50 dipendenti. In caso di licenziamento abusivo il datore di lavoro sarà sanzionato. Disposizioni simili già esistono in alcuni CCL, ha precisato Parmelin.

I cosiddetti accordi bilaterali III saranno parafati in maggio a Berna. Verranno in seguito inviati in consultazione (insieme alle quattordici misure adottate oggi, delle quali non tutte necessitano di modifiche legislative, come sottolineato da Budliger). Nel primo trimestre del prossimo anno dovrebbe poi giungere la firma da parte della Commissione europea e del Consiglio federale.

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