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Il Dipartimento federale degli affari esteri sconsiglia i viaggi a Haiti

strada di haiti con ammassi di detriti in fiamme
La situazione sull'isola è fuori controllo. KEYSTONE/Copyright 2024 The Associated Press. All rights reserved

La situazione a Haiti, ormai in mano alle bande criminali, è fuori controllo e la polizia non riesce a porre nessun tipo di freno all'incremento della violenza.

A causa della situazione diventata ormai incontrollabile sull’isola, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha sconsigliato i viaggi a Haiti. Le autorità elvetiche non hanno praticamente alcuna possibilità di fornire aiuto in caso di emergenza a causa delle precarie condizioni di sicurezza, viene spiegato sul sito del DFAECollegamento esterno.

Le strutture statali nel Paese non sono in grado di garantire la sicurezza. “Il numero di sequestri a scopo criminale e di altri crimini violenti è molto alto in tutto il Paese, in particolare a Port-au-Prince”, scrive il DFAE. Il sostegno da parte delle forze dell’ordine non è garantito e sono in pericolo sia le persone locali che quelle straniere.

Già in passato il DFAE ha sconsigliato viaggi a Haiti, dove non ci sono rappresentante diplomatiche elvetiche, che sono però presenti nella vicina Repubblica Dominicana. I confini con questo Paese, però, si legge sul sito, sono per la maggior parte chiusi.

Situazione fuori controllo

La situazione nello Stato caraibico è caotica. Diversi commando armati hanno attaccato recentemente infrastrutture strategiche, come aeroporti e prigioni. La polizia non riesce a contrastare tale criminalità. Vari centri urbani, ma soprattutto la capitale, sono quotidianamente preda delle scorribande di gruppi estremamente violenti. La situazione ha spinto la popolazione locale a migrare dalle città verso regioni più sicure.

Contenuto esterno

Secondo quanto comunicato da Medici Senza Frontiere (MSF)Collegamento esterno, a Cité Soleil, uno dei più grandi quartieri di Port-au-Prince, i tassi di mortalità legati alla violenza sono simili a quelli registrati a Raqqa nel nord della Siria nel 2017, quando la popolazione era schiacciata dal conflitto tra il gruppo dell’autoproclamato Stato islamico e la coalizione internazionale.

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