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Il deficit della Confederazione dovrebbe essere inferiore al previsto

tetto del parlamento svizzero a berna
I conti della Confederazione non torneranno in nero quest'anno, ma il pareggio non è lontano. © Keystone / Anthony Anex

Il 2023 dovrebbe chiudersi con un disavanzo di 1,5 miliardi di franchi per i conti dello Stato, a fronte dei 4,8 miliardi preventivati.

Il sole non è ancora tornato a splendere del tutto sulle finanze della Confederazione, ma la prima proiezione per il 2023 lascia intravvedere qualche raggio. Dopo tre esercizi contabili contraddistinti da disavanzi importanti, compresi tra 14,2 miliardi del 2020 e 4,3 miliardi nel 2022, a causa in particolare delle elevate uscite straordinarie dovute alla pandemia, il 2023 dovrebbe chiudersi con un deficit di 1,5 miliardi, stando alla prima proiezione pubblicata mercoledì.

I 4 miliardi messi a disposizione per un eventuale piano di salvataggio per il settore dell’energia elettrica non saranno infatti verosimilmente utilizzati, in compenso mancheranno 2 miliardi di distribuzione di utili della Banca nazionale, ha annunciato il Consiglio federale.

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Sul fronte delle uscite, si prevede, tra le altre cose, una riduzione dei costi per l’aiuto sociale destinato ai profughi e alle profughe ucraine (1,1 miliardi invece di 1,7 miliardi).

Le entrate straordinarie dovrebbero ammontare a 0,3 miliardi, invece degli 1,6 preventivati. Si tratta, da un lato, dei proventi della privatizzazione di RUAG International Holding SA (200 mio.) e, dall’altro, delle entrate incassate dal premio di rischio (61 mio.) per i mutui a sostegno della liquidità erogati dalla BNS a Credit Suisse e garantiti dalla Confederazione, che nel frattempo sono stati rimborsati, precisa il comunicato.

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