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Il Consiglio nazionale contrario a un fondo per il clima

Pannelli solari nei Grigioni,
Con i soldi del fondo per il clima verrebbero incentivati soprattutto gli investimenti nelle energie rinnovabili. Keystone / Gian Ehrenzeller

La Confederazione non deve istituire un fondo per sostenere, con investimenti miliardari, i progetti in ambito climatico. Lo ha deciso il Consiglio nazionale, bocciando un'iniziativa popolare in questo senso. Il testo ha faticato a trovare simpatizzanti al di fuori della sinistra.

L’iniziativa “Per una politica energetica e climatica equa: investire per la prosperità, il lavoro e l’ambienteCollegamento esterno (Iniziativa per un fondo per il clima)” è stata presentata dal PS e dai Verdi nel febbraio del 2024. Mira a creare un fondo le cui risorse confluirebbero, tra le altre cose, in misure per il potenziamento delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica o della decarbonizzazione dei trasporti, degli edifici e dell’economia.

I mezzi finanziari necessari andrebbero attinti dal bilancio federale. Berna dovrebbe quindi alimentare ogni anno il fondo con una quota compresa tra lo 0,5 e l’1% del prodotto interno lordo (pil), il che corrisponderebbe, secondo le stime, a una cifra fra 3,9 e 7,7 miliardi di franchi. Le uscite non sarebbero soggette al freno all’indebitamento.

Agire adesso

Il dibattito è ripreso questa mattina, dopo aver occupato ieri l’intero pomeriggio dei deputati ed essere stato interrotto alle 19.00 per raggiunti limiti di tempo. Il filo conduttore non è però cambiato: il campo rosso-verde da una parte, schierato a favore dell’iniziativa, gli altri partiti e il Consiglio federale dall’altra.

“Bisogna agire ora per non pagare un prezzo salato in futuro. Questa iniziativa crea le basi finanziarie necessarie”, ha detto in aula la socialista zurighese Céline Widmer. “Un fondo è uno strumento giusto perché servono investimenti importanti, che si protrarranno per anni”, ha aggiunto il verde solettese Felix Wettstein.

Costi alti

Ma il resto del plenum l’ha vista in un altro modo. “L’iniziativa porterebbe più danni che vantaggi, in primis per le nostre casse”, ha affermato a nome della commissione il democentrista sangallese Mike Egger. Egger è stato perentorio: “Semplicemente non abbiamo questi soldi: sarebbero inevitabili aumenti fiscali”. Un fondo statale è in contraddizione con la politica climatica finora perseguita, che si basa su diversi approcci quali tasse di incentivazione, divieti e obblighi, accordi volontari sugli obiettivi e misure di promozione, ha evidenziato l’altra relatrice, la friburghese del Centro Christine Bulliard-Marbach.

“La Svizzera fa già molto, abbiamo un comportamento esemplare”, ha sostenuto la liberale turgoviese Kris Vietze. Secondo Vietze, l’iniziativa è ideologica e punta a una politica “socialista e non sociale”.

Consiglio federale contrario

Contrario pure l’esecutivo, che raccomandava una bocciatura ritenendo il fondo richiesto non necessario per il raggiungimento degli obiettivi climatici della Svizzera. Anche perché, Confederazione e Cantoni stanziano già oggi circa due miliardi di franchi all’anno a favore del clima e dell’energia (più 600 milioni per la biodiversità).

Un concetto ribadito al termine del dibattito parlamentare dal consigliere federale Albert Rösti, stando al quale tali traguardi si potranno ottenere con le varie leggi introdotte di recente. Riguardo ai disastri naturali, il bernese ha rispedito al mittente le accuse: “Non è corretto dire che se avessimo fatto questo o quell’altro una montagna non sarebbe crollata”.

Il dossier si trasferisce ora sui banchi del Consiglio degli Stati. L’ultima parola spetta comunque al popolo.

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