Il commercio di abiti di seconda mano è in crescita in Svizzera
In crescita anche la fast fashion.
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Il commercio di abbigliamento di seconda mano è in crescita in Svizzera. Solo sulla piattaforma Ricardo è aumentato di oltre il 30% in due anni. Public Eye propone la creazione di un fondo per la moda per combattere il fast fashion, anch'esso in crescita.
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Secondo un comunicato stampa di Ricardo pubblicato martedì, nel 2024 sono stati venduti più di 600’000 abiti e accessori di seconda mano sulla piattaforma online, con un aumento del 31% in due anni. Il prezzo medio di vendita dell’abbigliamento femminile è stato di circa 27 franchi, mentre quello degli abiti maschili si è attestato in media sui 41 franchi.
Ma non sono solo gli abiti usati a essere in voga. Anche il consumo di “fast fashion” – la moda usa e getta – è in aumento, sia in Europa che in Svizzera. Secondo uno studio dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) – citato nel comunicato di Ricardo – il consumo pro capite di prodotti tessili in Europa è stato di 19 chili nel 2022, due chili in più rispetto al 2019. Gran parte dei prodotti tessili usati finisce nella spazzatura e solo il 22% dei tessili usati viene raccolto o riutilizzato.
Fondo svizzero per la moda
In Svizzera, una persona consuma in media più di 14 chili di vestiti e scarpe l’anno, sottolinea Public Eye in un comunicato stampa separato. Ogni anni 100’000 tonnellate di vestiti – prodotti a basso costo e poco indossati – finiscono per essere inceneriti come rifiuti o esportati nei Paesi a basso reddito.
L’organizzazione ha annunciato il lancio di una petizione per chiedere al Consiglio federale di istituire un Fondo svizzero per la moda. L’obiettivo: obbligare le aziende del settore a contribuire ai costi sociali e ambientali del loro modello di business.
Le aziende interessate dovrebbero versare un contributo al fondo per ogni nuovo articolo immesso sul mercato elvetico: più sostenibile sarà l’indumento, minore sarà il contributo. Il fondo potrebbe essere utilizzato per incoraggiare la riduzione dei costi di riparazione, una maggiore offerta di abiti di seconda mano o una produzione più sostenibile.
Public Eye cita l’esempio dell’UE e della Francia, che stanno adottando misure legislative contro la moda usa e getta. Anche il Consiglio federale ha riconosciuto il problema e ha sollevato la possibilità di una tassa sulla raccolta differenziata e sul riciclaggio, ma non sta prendendo posizione, afferma con impazienza l’organizzazione.
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