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“Il canone va ridotto ma non a 200 franchi”

Rösti nel corso della conferenza stampa del Governo.
Pur rigettando l'iniziativa popolare, l'esecutivo intende comunque fare un passo in favore delle economie domestiche e delle imprese. Keystone / Anthony Anex

Come compromesso all'iniziativa popolare che chiede un abbassamento della quota da destinare al servizio pubblico radiotelevisivo svizzero, il Consiglio federale propone di scendere a 300 franchi. Rösti: "Il rischio altrimenti è di indebolire l'offerta mediatica del Paese".

Il canone radiotelevisivo dovrebbe scendere da 335 a 300 franchi entro il 2029. È questa la controproposta del Consiglio federaleCollegamento esterno all’iniziativa popolare che chiede invece di abbassare il contributo a 200 franchi l’anno.

Secondo il Governo, quest’ultima cifra è eccessivamente bassa e avrebbe conseguenze troppo gravi per l’offerta della Società svizzera di radiotelevisione (SSR) e per il suo radicamento nelle regioni linguistiche.

Il servizio del TG della RSI:

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Davanti ai media, il consigliere federale Albert Rösti, capo del Dipartimento federale delle comunicazioni (DATEC) ha dichiarato che, se l’iniziativa dovesse essere accolta dal popolo, “la quota del canone destinata alla SSR si ridurrebbe a circa 630 milioni di franchi e ciò rappresenterebbe un forte attacco alla sua struttura, così come all’intera offerta mediatica svizzera”.

Due tappe per le economie domestiche

L’esecutivo intende tuttavia fare un passo in favore delle economie domestiche e delle imprese, ha precisato il ministro che a suo tempo (quando era deputato in Parlamento tra le file dell’UDC, destra conservatrice) aveva sottoscritto l’iniziativa popolare.

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Il Governo propone pertanto, mediante una modifica della pertinente ordinanza, il progressivo alleggerimento del canone radiotelevisivo a carico delle economie domestiche che avverrà in due tappe: “dal 2027 verrà portato da 335 a 312 franchi, per poi passare a 300 franchi dal 2029”.

“Il Consiglio federale è convinto che la sua proposta permetterà di contrastare quanto avanzato dall’iniziativa popolare”, ha commentato Rösti.

Le reazioni e l’intervista al direttore della RSI Mario Timbal:

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Modifiche a vantaggio anche delle imprese

Il Governo intende inoltre correggere le condizioni di assoggettamento al canone delle imprese, che dovranno pagare la quota a partire da un fatturato annuo di 1,2 milioni di franchi (attualmente sono 500’000). Questo sgravio andrà a beneficio dell’80% circa delle aziende soggette all’IVA, soprattutto piccole e medie imprese.

Concessione fino al 2028

Nella sua seduta odierna, il Consiglio federale ha pure prorogato l’attuale concessione alla SSR fino al 2028, che si manterrà “senza significativi cambiamenti a livello di contenuto”, ha specificato il capo del DATEC.

+ “Con 200 franchi di canone sarebbe impossibile produrre un TG in italiano”

Tuttavia, l’esecutivo aspetterà l’esito della votazione popolare prima di rilasciarne una nuova. “Il nuovo quadro finanziario per il servizio pubblico dei media risulterà chiaro solo dopo la votazione sull’iniziativa SSR”, si legge in una nota odierna del Governo.

Offerta informativa per l’estero

Il Consiglio federale ha anche stipulato un nuovo accordo su un programma destinato all’estero per il periodo 2025-2026, che comprende “le due piattaforme internet SVI swissinfo.ch e TVS tvsvizzera.it” e la collaborazione con i canali televisivi internazionali TV5MONDE e 3sat.

I costi dell’offerta estera sono sostenuti in egual misura dalla SSR e dalla Confederazione, che verserà un contributo limitato a 19 milioni di franchi per ogni anno.

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