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Il 2025 della borsa? Vince l’IA, ma anche la Svizzera è messa bene

uomo guarda pannello in Bosa
Keystone-SDA

Il 2025 dovrebbe passare agli annali come uno degli anni borsistici migliori: lo è sicuramente a livello internazionale, ma anche in Svizzera i guadagni da inizio gennaio sono a doppia cifra percentuale. Ecco al riguardo le principali domande e risposte:

Che cosa ha influenzato i mercati?

Due fattori hanno caratterizzato l’anno a livello globale: il boom dell’intelligenza artificiale (IA), sul lato positivo, e la politica doganale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in ambito negativo. Alla fine del 2025 è chiaro che l’esplosione dell’IA ha avuto un peso maggiore rispetto a Trump. Ciò è stato tanto più vero in quanto le minacce dell’inquilino della Casa Bianca verso altri paesi sono state rapidamente interpretate come una tattica negoziale.

Qual è il ruolo della Federal Reserve?

Uno dei presupposti per il boom tecnologico era la prospettiva di disporre di denaro più a buon mercato. In questo senso sono stati d’aiuto i tre tagli dei tassi d’interesse da parte della banca centrale statunitense. Con lo sguardo rivolto al 2026, alla fine dell’anno sono inoltre emerse speranze di un’altra riduzione del costo del denaro, che ha spinto ulteriormente al rialzo i corsi azionari, nonostante i sempre più forti timori riguardo a una possibile gigantesca bolla legata all’intelligenza artificiale.

Come si è comportato l’SMI?

Lo Swiss Market Index, l’indice principale della borsa elvetica, ha iniziato il 2025 alla grande. Nei primi due mesi dell’anno ha registrato un aumento di quasi il 14%, raggiungendo il massimo storico di 13’199 punti all’inizio di marzo. I dazi doganali annunciati a inizio aprile da Trump hanno però poi fatto precipitare i corsi in pochi giorni di quasi 2000 punti, ovvero di oltre il 15%, al minimo annuale di 10’700 punti. La ripresa è stata comunque quasi altrettanto rapida, tanto che alla fine dello stesso mese l’indice di riferimento era tornato sopra i 12’000 punti. È seguito poi un periodo di diversi mesi in cui l’indicatore ha oscillato intorno ai 12’000 punti, prima di raggiungere nuovamente il livello di 13’000 punti in novembre e dicembre, con un rally di fine anno. Attualmente (13’100 punti) è solo di circa l’1% al di sotto del massimo storico raggiunto in marzo.

Qual è il motivo di questo aumento?

La borsa svizzera ha beneficiato del clima generalmente positivo sui mercati finanziari, anche se fra le azioni elvetiche sono presenti relativamente pochi titoli tecnologici. Per quanto riguarda i dazi imposti dagli Stati Uniti alla Svizzera all’inizio di agosto si è verificata una grande agitazione a livello politico e mediatico: la borsa però non ne è stata influenzata, poiché la maggior parte delle società quotate non è stata interessata dalle tariffe doganali o lo è stata in misura non troppo forte.

Come si sono mossi gli altri indici svizzeri?

Poco prima di Natale, l’SMI sale del 16% se si includono i dividendi (SMIC). Lo SLI, che comprende 30 titoli, progredisce dell’11% rispetto alla fine del 2024, a causa della ponderazione limitata dei valori più importanti. L’indice SPI, più ampio, beneficia da parte sua di un aumento di quasi il 17% rispetto alla chiusura dell’anno precedente.

Come si è comportata la borsa svizzera rispetto agli altri mercati?

Nel confronto internazionale, il DAX di Francoforte (+21%) o il FTSE 100 di Londra (+20%) hanno ottenuto risultati migliori rispetto alle azioni svizzere. Ma l’indice di riferimento più importante a livello mondiale, il Dow Jones (+13%) è in linea con lo SMI. Negli Stati Uniti l’euforia per l’IA ha spinto al rialzo soprattutto la borsa tecnologica Nasdaq (+19%), sostenuta dalle valutazioni nettamente più elevate dei cosiddetti “magnifici sette”, i giganti tecnologici che hanno dominato i mercati azionari negli ultimi anni, vale a dire Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet (Google), Meta (Facebook), Nvidia e Tesla. E questo dopo che l’indice aveva già raggiunto nuovi massimi storici nel 2024.

Come si sono comportati i pesi massimi?

Non si può valutare la performance dello SMI senza considerare i pesi massimi Nestlé, Novartis e Roche, che rappresentano quasi la metà dell’indice. Dopo anni difficili Nestlé è riuscita a fermare la tendenza al ribasso, con un moderato aumento di circa il 6% su base annua. Novartis (+21%) e Roche (+25%) hanno da parte loro contribuito in modo significativo alla forte performance del mercato complessivo.

Tutto rose e fiori?

Secondo gli esperti, il buon andamento del mercato nel suo complesso non deve trarre in inganno: molti titoli di qualità hanno registrato risultati negativi nel 2025 (come già nel 2024), perché gli investitori si sono concentrati sugli investimenti in azioni legate all’intelligenza artificiale e alla tecnologia. Gli analisti fanno riferimento per esempio alle performance inferiori alla media di Nestlé, Sika (-23%), Straumann (-17%), Partners Group (-22%) o Givaudan (-20%), malgrado la maggior parte di queste aziende abbia registrato risultati operativi da solidi a buoni.

Chi sono i vincitori e quali sono i perdenti?

Tra i 30 titoli dell’SLI, Holcim (+72%), Galderma (+62%) e Sandoz (+55%) sono in testa alla classifica. Seguono a distanza UBS (+28%) e Swiss Life (+27%), che come Roche hanno registrato un aumento di prezzo di circa un quarto. Le perdite maggiori sono state registrate da Sonova (-30%) e dalle già citate Sika, Partners Group e Givaudan. Nel mercato generale spicca invece Idorsia (+299%), ma anche con Implenia (+132%) e Cicor (+104%) è stato possibile più che raddoppiare l’investimento dall’inizio dell’anno. Gli investitori hanno per contro subito una perdita assai forte con Rieter -70%.

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