Grandi frane, la neve influisce molto più dei temporali
In Ticino ad accelerare i movimenti franosi sono stati lo scioglimento delle nevi e le precipitazioni primaverili e non tanto i nubifragi improvvisi.
Passata l’emergenza immediata dopo i nubifragi in Mesolcina e in Vallemaggia, una possibile domanda che potrebbe sorgere spontanea è quale effetto hanno avuto queste intense precipitazioni sulle grandi frane di scivolamento. Per capirlo ci siamo rivolti al geologo ticinese della Sezione forestale e membro delle Commissione cantonale dei pericoli naturali Andrea Pedrazzini.
“In generale queste grandi frane non hanno reagito alle piogge molto intense, ma di breve durata, che hanno toccato il nostro cantone alla fine di giugno 2024. Queste frane reagiscono piuttosto in caso di piogge prolungate e, in misura maggiore, se combinate con lo scioglimento primaverile, in particolare dopo inverni con forti accumuli di neve”.
Proprio le condizioni che si sono verificate quest’anno nel tardo inverno – con importanti accumuli di neve in quota – e durante la primavera, caratterizzata da precipitazioni pure abbondanti e prolungate. “Come prevedibile abbiamo quindi assistito a un leggero aumento delle velocità di spostamento nelle grandi frane monitorate” spiega Pedrazzini.
Da 2 cm in anni “normali” a 5 cm nel 2024
A titolo di esempio per la frana di Cerentino in Val Rovana, monitorata di continuo, nel periodo marzo-maggio al fronte si sono osservati spostamenti di 5 centimetri, “mentre negli anni con meno neve e precipitazioni gli spostamenti rientrano di solito nei 2 cm”. Per questa frana nel 2022 il Gran Consiglio ha approvato un credito per approfondire e progettare la realizzazione di un cunicolo di drenaggio che dovrebbe stabilizzarne il movimento.
Sempre nello stesso periodo e sempre in alta Vallemaggia, ma spostandoci in Lavizzara, anche la frana di Peccia ha aumentato lievemente gli spostamenti raggiungendo valori attorno a 1 cm/anno. Tornando invece in Rovana, ma addentrandoci in Val di Campo, a Cimalmotto – sul fronte della nota frana di Campo Vallemaggia già stabilizzata in passato con un cunicolo di drenaggio – “non abbiamo misure in continuo ma solo periodiche: qui si è osservato un franamento frontale, modesto rispetto alle dimensioni della frana, ma che riflette le maggiori condizioni di saturazione del terreno di questo periodo” spiega Pedrazzini.
In Leventina la frana di crollo del Sasso Rosso ad Airolo ha pure registrato una lieve reazione su un paio di punti misurati, “ma qui si parla di spostamenti millimetrici”. Più a sud la frana di Preonzo ha mostrato delle piccole accelerazioni tardo primaverili, “ma comunque subito rientrate”.
Scendendo invece nel Sottoceneri, per quanto riguarda la zona del Lavionone a Scareglia (Valcolla), durante la primavera 2024 “siamo passati da una velocità media di circa 2.5 cm/anno a una di circa 4.5 cm/anno. Attualmente invece le velocità di spostamento sono ritornate ai livelli dell’anno scorso” conclude Pedrazzini.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su RSI ed è stato adattato dalla redazione di “dialogo”. Potete leggere la versione originale quiCollegamento esterno.
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