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Plurilinguismo e lingue minoritarie protagoniste a Davos

bambini seduti in cerchio con scritta tgi che sa rumantsch grischun
I Grigioni sono l'unico cantone trilingue della Svizzera. Keystone-SDA

Per la prima volta la Svizzera ospita il consorzio internazionale "Multilinguismo come opportunità", che avrà luogo a Davos dal 21 al 23 di maggio. L'evento coinvolgerà relatori di tutto il mondo, che discuteranno di minoranze linguistiche a livello globale.

Un convegno sul plurilinguismo non poteva che svolgersi nell’unico cantone trilingue della Svizzera, dove la convivenza fra più lingue fa parte della vita quotidiana. A partire da questo mercoledì 270 ricercatori e ricercatrici, insegnanti, studenti e studentesse interessati alle lingue s’incontreranno a Davos. “Sarà interessante vedere come diverse minoranze linguistiche sparse nel mondo con premesse e condizioni sociolinguistiche e politiche diverse affrontano i propri problemi”, ha detto in un’intervista a Keystone-ATS Vincenzo Todisco, che oltre a essere uno degli organizzatori è anche professore presso l’Alta scuola pedagogica dei Grigioni. Quest’ultima assieme all’Alta scuola pedagogica di Lucerna si occupa di organizzare il convegno.

Dall’America al Nord Europa

Per tre giorni Davos si trasformerà nel capoluogo delle lingue minoritarie, quelle che vengono ancora parlate e quelle che rischiano di sparire. Todisco cita due esempi. “Dall’America arriva un gruppo di ricercatori che si occupa del popolo nativo americano dei Navajo. Reclusi in una riserva, devono trovare un modo per coltivare la loro lingua minacciata di estinzione. Dal nord dell’Europa verrà presentata la situazione frammentaria delle lingue sami, parlate ancora da circa 25’000 persone sparse fra Norvegia, Svezia e Finlandia.”

Le piccole realtà linguistiche, ma ad esempio anche la lingua dei segni, ricevono così un palcoscenico tutto loro. Anche quelle che cercano di sopravvivere al di fuori dei propri confini geografici ad esempio la comunità croata in Molise, oppure quella peruviana a Torino.

Lingue sul confine

I relatori a Davos si occuperanno anche del plurilinguismo nelle regioni di frontiera. Un aspetto ben conosciuto in Svizzera e nel Cantone che ospita il congresso. “La situazione dei Grigioni si ritrova anche in altri paesi e regioni come l’Alto Adige o la Slovenia. L’incontro delle lingue sul confine suscita situazioni di contatto interessanti”, spiega Todisco.

Ofelia Garcìa dell’Università di New York si occuperà invece di translanguaging, un approccio che studia il dialogo fra diversi idiomi parlati da una stessa persona . “L’idea di base è che non c’è un confine netto fra le lingue parlate da una singola persona, ma ognuno ha al suo interno un repertorio che interagisce continuamente”, continua l’organizzatore. I confini fra le lingue sono dunque molto più fluidi e non per forza delimitati dai confini geografici. Le scuole bilingui sono un esempio che mostrano questo dialogo.

Il romancio e l’italiano

Il congresso di Davos si occuperà anche delle due lingue minoritarie elvetiche, ovvero l’italiano e il romancio. Una relazione si occuperà del rumantsch grischun, lingua scritta unitaria nata all’inizio degli anni ’80 che unisce i vari idiomi.

L’osservatorio linguistico della Svizzera italiana presenterà l’indice di vitalità dell’italiano in Svizzera, uno strumento di monitoraggio di solito applicato per rivitalizzare le lingue minoritarie minacciate. Anche se questo non è il caso dell’italiano. “Sappiamo che il problema in questo caso è la promozione e la tutela dell’italiano al di fuori del proprio territorio. Più della metà degli italofoni vivono infatti al di fuori della Svizzera italiana”, spiega Todisco.

Il professore dell’Alta scuola pedagogica grigionese è consapevole del fatto che il convegno non riuscirà a risolvere tutte le difficoltà delle minoranze linguistiche, ma l’incontro con altre realtà aiuta a trovare nuovi spunti. A Davos potrebbe crearsi un laboratorio di ricerca e di riflessione importante nel contesto attuale. “I segnali che ci arrivano dalla politica globale vanno piuttosto verso un’omologazione, che ostacola l’aspetto della pluralità e quindi anche delle lingue minoritarie. Il convengo nei Grigioni può aiutare a creare una presa di coscienza relativa alla diversità, che va coltivata e promossa”, conclude Todisco.

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