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I sassi che hanno distrutto Bondo ora lo proteggono

bondo dall'alto
I lavori sono durati 4 anni. Keystone-SDA

A quattro anni dall’inizio dei lavori, il Comune di Bregaglia celebra la conclusione del progetto Bondo II, un’opera imponente pensata per proteggere il territorio e la popolazione dalle colate detritiche, restituendo sicurezza e nuovi spazi alla valle segnata dalla frana del Pizzo Cengalo.

Il cantiere di Bondo II, il progetto per proteggere Bondo, Spino, Sottoponte e Promontogno da future colate detritiche, è concluso. Il 12 settembre il Comune di Bregaglia (canton Grigioni) festeggerà questo traguardo, raggiunto dopo quattro anni di lavori.

Non si sente più il rumore dei camion, lo stridere dei cingoli delle scavatrici, i segnali acustici delle gru. Dal nuovo ponte Punt si sente solo il lento scorrere del fiume Bondasca, il campanile di Bondo e da lontano alcune macchine che transitano sul nuovo ponte della strada cantonale.

“Il cantiere non ci mancherà”, afferma la presidente di Pro Bondo, Patrizia Guggenheim. L’associazione che conta 150 membri è nata nel 2018 dopo la frana del Pizzo Cengalo per fare da tramite fra le necessità della popolazione e le autorità. Nella fase di decisione del progetto di ricostruzione, ha consigliato la giuria. “Gli spazi verdi con gli orti erano un punto che ci piaceva. Oggi sono molto apprezzati”, afferma Guggenheim. All’esterno del bacino crescono ora zucche, porri e insalate.

Il grigio del cantiere, del cemento armato e dei massi, non è rimasto privo di critiche da parte degli abitanti, Con l’arrivo della bella stagione la natura ha dato un po’ di colore. Ma ci vorrà tempo per far sì che si integri completamente nel paesaggio.

Maggiore sicurezza per abitanti e vie di transito

La prima pietra per il progetto di protezione è stata posata l’11 settembre 2021. Progettare e costruire sono due componenti che fanno parte della vita professionale del sindaco e del vicesindaco di Bregaglia. Fernando Giovanoli è architetto, Ueli Weber ingegnere civile. “Per me è stata più una questione di gestione che di ingegneria, ma il mio passato professionale mi ha aiutato”, afferma il vicesindaco.

Weber, che in veste di capo Dicastero per le infrastrutture ha seguito il cantiere in questi quattro anni, stila alcune cifre: sono stati usati 110’000 tonnellate di massi grandi per gli argini, oltre 8’000 tonnellate di sassi piccoli per i muri, più di 25’000 metri cubi di calcestruzzo per 275’000 metri cubi di scavo. “È molto importante avere questo bacino di contenimento che ci ridà sicurezza”, continua il vicesindaco. Una sicurezza non solo per gli abitanti, ma anche per le vie di collegamento. I ponti sono stati rialzati di sette metri. Se il Cengalo dovesse tornare a muoversi e del materiale raggiungere il fondovalle, il bacino riuscirebbe a contenere fino a 300’000 metri cubi di materiale. Una rampa d’accesso per i mezzi pesanti consente di svuotare il bacino.

Inoltre il progetto ha consentito di interrare la linea ad alta tensione che passava da Bondo e di rendere più sicura la fermata dell’autopostale, che prima faceva scendere i passeggeri sul ponte Spizarun sopra il fiume Maira.

52 milioni per 200 abitanti

Il progetto Bondo II è costato oltre 52 milioni di franchi, una decina in più di quelli previsti. Questo in seguito agli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina sui prezzi delle materie prime e anche a causa della scarsa concorrenza fra le imprese nel momento degli appalti e dai costi sottostimati da parte dei progettisti.

“Circa 14 milioni andranno a carico del Comune e verranno coperti in gran parte con i soldi delle donazioni”, spiega il sindaco. E aggiunge: “c’è chi a volte rimprovera il fatto che abbiamo speso oltre 52 milioni di franchi per 200 persone, ma in Engadina 50 milioni vengono spesi per costruire una villa. Non dobbiamo dimenticare che l’asse stradale ora rialzato porta giornalmente lavoratori e ospiti in Engadina, il motore economico del Canton Grigioni”, sottolinea Giovanoli. Bondo II è quindi più di un’opera di protezione dell’abitato, protegge anche un’arteria economica.

“Mantenere vivo Bondo”

Bondo II si potrebbe leggere Bondo secondo, un nuovo Bondo. E per gli abitanti lo è. “Il vecchio Bondo non c’è più e quando ci pensiamo fa male”, dice Guggenheim. Le colate che hanno seguito la frana del Pizzo Cengalo hanno portato via la latteria, il museo del Club alpino Svizzero, due vecchie stalle, il ponte storico che collegava Bondo con Promontogno. In totale una ventina di edifici sono stati distrutti o danneggiati. Quattro persone domiciliate non sono più tornate. Otto escursionisti hanno perso la vita.

Dopo l’emergenza e la rinascita, quale sarà ora lo scopo di Pro Bondo? “Vogliamo continuare ad avere un contatto diretto e costruttivo con il Comune. E vogliamo mantenere vivo Bondo.”

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