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Francese a rischio, la Pro Grigioni Italiano teme un effetto a catena per la lingua di Dante

bambini nei banchi di scuola durante un test scritto
Il trattamento riservato al francese preoccupa. Keystone / Gaetan Bally

La Pro Grigioni Italiano esprime forte preoccupazione per le recenti decisioni dei Parlamenti di Zurigo e San Gallo sull’insegnamento del francese, temendo che possano avere ripercussioni negative anche sull’italiano e sulle altre lingue minoritarie, e invita a rispettare l’accordo HarmoS per garantire la diversità linguistica nelle scuole svizzere.

La Pro Grigioni Italiano (PGI) è preoccupata dalle recenti decisioni dei Parlamenti del Canton Zurigo e San Gallo di abolire o posticipare l’insegnamento del francese. L’organizzazione teme che ciò metta a rischio anche l’insegnamento dell’italiano, già oggetto di un’iniziativa popolare nel 2013.

Le recenti scelte del Gran Consiglio zurighese, a cui ha fatto seguito in via analoga anche il Canton San Gallo, preoccupano la PGI. Il Legislativo zurighese ha deciso di abolire l’insegnamento del francese alle elementari, a San Gallo è stato posticipato alle superiori. L’associazione per la promozione e la difesa della minoranza italofona nei Grigioni teme che queste decisioni generino un effetto a catena “molto sfavorevole per le lingue minoritarie in Svizzera”, si legge in un comunicato.

Così una decina di giorni fa la PGI ha inviato una presa di posizione al Parlamento zurighese. “Poiché temiamo che una simile decisione possa avere delle ripercussioni negative ben oltre il confine cantonale, vogliamo sollecitare il Gran Consiglio zurighese a rivedere questa decisione e a continuare a rispettare quanto previsto dal concordato Harmos”, ha scritto l’organizzazione.

Iniziativa su una sola lingua straniera: 65% di contrari

Le preoccupazioni si riallacciano all’iniziativa popolare “Solo una lingua straniera nelle scuole elementari” depositata nel 2013. Questa chiedeva che nei Grigioni alle elementari, oltre alla lingua locale, venisse insegnato solo l’inglese o il tedesco. Ciò significa che nelle regioni germanofone sarebbe stato insegnato l’inglese, in quelle italofone e romance il tedesco. Il verdetto alle urne il 23 settembre 2018 è stato chiaro: il 65% degli aventi diritto di voto ha bocciato la proposta.

“Siamo riusciti a sventarla con un certo margine e ciò ci ha dato grande soddisfazione”, ha dichiarato il presidente della PGI, Franco Milani, all’agenzia Keystone-ATS. Ma ha mostrato pure che nei Grigioni c’è chi vuole solo l’inglese alle elementari.

Stando ai risultati della votazione soprattutto in Prettigovia diversi Comuni avevano appoggiato l’iniziativa. Quello di Jenaz (canton Grigioni) l’aveva accolta con quasi l’80% di voti favorevoli. Fra i promotori di allora c’era Jöri Luzi, per 45 anni insegnante proprio in questa regione. “Oggi vengono discusse le stesse questioni sollevate dai promotori dell’iniziativa dodici anni fa”, ha appuntato Luzi. Nonostante la sconfitta alle urne, il pensionato non ha cambiato la sua idea in questi anni e ritiene che due lingue straniere alle elementari siano troppe per la gran parte dei bambini.

Nessun rilancio della discussione per il momento

Ora il fuoco acceso nei Grigioni 12 anni fa brucia in altri Cantoni. Luzi non pensa però di rilanciare la discussione. “Il dibattito prende una direzione sbagliata. Si trasforma sempre in una questione politica, invece di essere affrontato a livello pedagogico”, argomenta l’ex insegnante.

Secondo Milani, l’esito dell’iniziativa è stato chiaro e non è più stato messo in dubbio. “Speriamo che questo faccia riflettere i parlamentari zurighesi e sangallesi e che mostri che va garantito quanto previsto dall’accordo intercantonale sull’armonizzazione della scuola obbligatoria (Concordato HarmoS) per l’insegnamento delle lingue straniere”, ha aggiunto il presidente della PGI.

Il Consiglio federale nel frattempo ha comunicato che porrà in consultazione un progetto per obbligare i cantoni a continuare a insegnare una seconda lingua nazionale nelle primarie. Jöri Luzi è curioso di conoscerne i dettagli. “Sicuramente lo analizzeremo”, ha concluso Milani.

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