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Gli USA mettono la Svizzera nella lista dei Paesi con pratiche commerciali sleali

Helene Budliger Artieda, direttrice del Segreteria di Stato dell'economia (SECO),
Helene Budliger Artieda, direttrice del Segreteria di Stato dell'economia (SECO. Keystone-SDA

Gli Stati Uniti hanno inserito la Svizzera in una lista di paesi con "pratiche commerciali sleali", rivela Helene Budliger Artieda, direttrice del Segreteria di Stato dell'economia (SECO), in un'intervista pubblicata dai domenicali dell'editore CH Media.

Il capo della Rappresentanza commerciale degli Stati Uniti, Jamieson Greer, ha invitato le aziende statunitensi a segnalargli pratiche commerciali sleali di paesi partner, riferisce Budliger Artieda. Questo vale in particolare per i paesi del Gruppo 20 (G20, forum di cui fanno parte l’Unione europea, l’Unione africana e 19 paesi tra i più industrializzati del mondo) e per quelli con una bilancia commerciale fortemente positiva con gli USA.

La Confederazione ha un saldo positivo per quanto riguarda i beni e quindi compare nella lista. “Ma non possiamo certo essere accusati di essere sleali: la Svizzera ha abolito unilateralmente i dazi industriali, e non abbiamo dazi farmaceutici. Le aziende statunitensi possono esportare i loro prodotti in Svizzera senza dazi”, insiste la segretaria di Stato.

Berna ha buoni argomenti

“Abbiamo buoni argomenti. E da tempo facciamo esattamente quello che vuole il presidente Trump”. La Svizzera è al sesto posto in termini di investimenti esteri negli USA. Inoltre, le aziende elvetiche hanno creato quasi mezzo milione di posti di lavoro negli Stati Uniti, con un reddito medio annuale molto elevato di 131’000 dollari (oltre 115’000 franchi al cambio attuale).

Secondo la segretaria di Stato, è però troppo presto per dire se Trump sarà ricettivo a questi argomenti. “Nelle prime settimane (del suo mandato) sono stati emessi così tanti decreti che anche negli Stati Uniti nessuno ha una visione completa. Al momento tutto è imprevedibile”.

Chip per computer e acciaio

Per il resto, secondo l’alta funzionaria, la SECO è interessata principalmente a due questioni in relazione agli Stati Uniti: la prima è il fatto che, per quanto riguarda l’accesso a chip informatici di alta qualità per l’intelligenza artificiale (IA), la Svizzera era già stata inserita nella seconda di due categorie sotto l’amministrazione del presidente Joe Biden. “Per questo motivo potremmo non avere pieno accesso alle forniture di chip per l’intelligenza artificiale dagli Stati Uniti”.

La seconda questione riguarda le tariffe punitive annunciate dall’amministrazione di Trump su acciaio e alluminio. “I dazi sono ingiusti nei nostri confronti perché entriamo nella competizione commerciale con alti costi di produzione, innovazione e alta qualità”, afferma Budliger Artieda.

Nessun coinvolgimento nella guerra commerciale

Comunque Berna non si farà coinvolgere in una guerra commerciale con gli Stati Uniti. “La Svizzera non parteciperà a una guerra commerciale. Quale sarebbe la pressione se la Confederazione, con i suoi soli nove milioni di abitanti, dicesse che prevede tariffe punitive sulla (casa motociclistica) Harley-Davidson? Questo non impressiona nessuno”.

L’Unione europea (UE) è di parere diverso. Se gli Stati Uniti imponessero anche all’UE tariffe punitive in aprile, come annunciato, Bruxelles intende rispondere. “E abbiamo già avuto una brutta esperienza in questo senso durante il primo mandato di Trump. Perché l’UE ci ha trattato come un paese terzo e siamo stati colpiti dalle sue contro-tariffe”, ricorda la direttrice della SECO. Attualmente sono in corso colloqui con l’UE: “Stiamo anche facendo notare a Bruxelles che tariffe punitive che colpissero anche la Svizzera sarebbero controproducenti per quanto riguarda i nuovi accordi bilaterali”.

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