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Gli Stati non vogliono un fondo federale per il clima

casa ricoperta da detriti di frana frana a blatten
Keystone / Laurent Gillieron

Il Consiglio degli Stati ha respinto l’idea di creare un fondo federale per il clima, ritenendolo rischioso e non necessario, e ha raccomandato al popolo e ai Cantoni di bocciare l’iniziativa senza proporre alcun controprogetto.

La Confederazione non deve istituire un fondo per sostenere, con investimenti miliardari, i progetti in ambito climatico. Lo pensa il Consiglio degli Stati, che lunedì ha raccomandato di bocciare – per 34 voti a 11 – un’iniziativa popolare in questo senso.

L’iniziativa “Per una politica energetica e climatica equa: investire per la prosperità, il lavoro e l’ambiente (Iniziativa per un fondo per il clima)” verrà dunque sottoposta a popolo e Cantoni con la proposta di respingerla e senza alcun controprogetto. Il Consiglio nazionale ha già espresso, lo scorso mese di giugno, la propria contrarietà al testo, presentato dal Partito Socialista (PS, sinistra) e dai Verdi nel febbraio del 2024.

Questo mira a creare un fondo le cui risorse confluirebbero, tra le altre cose, in misure per il potenziamento delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica o della decarbonizzazione dei trasporti, degli edifici e dell’economia. I mezzi finanziari necessari andrebbero attinti dal bilancio federale. Berna dovrebbe quindi alimentare ogni anno il fondo con una quota compresa tra lo 0,5 e l’1% del prodotto interno lordo (PIL), il che corrisponderebbe, secondo le stime, a una cifra fra 3,9 e 7,7 miliardi di franchi. Le uscite non sarebbero soggette al freno all’indebitamento.

Troppi rischi

La maggioranza della Camera dei cantoni ha ritenuto che la creazione di un fondo federale per il clima non fosse adeguata. “Comporterebbe enormi rischi”, ha sottolineato a nome della commissione preparatoria Beat Rieder (Centro), secondo cui la Svizzera fa già abbastanza in materia.

Per i contrari, tale strumento sarebbe sovradimensionato ed eccessivamente centralizzato. Inoltre, la richiesta di prescindere dal freno all’indebitamento è stata giudicata inappropriata e irresponsabile. “L’approccio è sbagliato e sarebbe l’economia a soffrire delle conseguenze”, ha aggiunto Fabio Regazzi (Centro). Il “senatore” ticinese ha pure evidenziato come l’iniziativa punti troppo sulle sovvenzioni da parte della Confederazione.

D’accordo con questa visione anche il Governo, che raccomanda una bocciatura ritenendo il fondo non necessario per il raggiungimento dei traguardi climatici della Svizzera a lungo termine, tra cui non emettere più gas serra entro il 2050. Anche perché, Confederazione e Cantoni stanziano già oggi circa due miliardi di franchi all’anno a favore del clima e dell’energia (più 600 milioni per la biodiversità).

La legge sul clima e sull’innovazione, la legge sul CO2 riveduta e quella sull’energia riveduta contengono una serie di misure di sostegno e d’incentivi che contribuiscono a cogliere gli obiettivi prefissati, ha snocciolato alla fine del dibattito il consigliere federale Albert Rösti, per il quale il fondo proposto potrebbe al contrario portare a un impiego inefficiente del denaro.

Agire oggi

Una minoranza di sinistra ha cercato invece di perorare la causa dell’iniziativa, reputando che occorre destinare molte più risorse pubbliche in favore della protezione del clima e della promozione della biodiversità. “Bisogna agire adesso, il costo dell’inazione sarà enorme fra cinque, dieci o quindici anni”, ha dichiarato Fabien Fivaz (Verdi).

“La politica energetica e climatica è la principale vittima dei tagli previsti dall’Esecutivo”, ha motivato dal canto suo Mathilde Crevoisier Crelier (PS). Stando alla giurassiana, investire ora in un fondo eviterebbe di sommergere di debiti le generazioni future. “Spendere oggi vorrebbe dire non pagare due, tre, dieci volte di più un domani”, le ha dato man forte Maya Graf (Verdi).

Il campo rosso-verde ha anche ricordato i numerosi disastri naturali che hanno colpito la Svizzera negli ultimi anni. Rösti però, su questo punto, non ci ha proprio voluto sentire: “Non è corretto dire che vi sia un rapporto di causalità diretto fra eventi come la frana di Blatten o il tornado di La Chaux-de-Fonds, per quanto tragici, e le misure adottate dalla politica”, ha tenuto a puntualizzare il bernese.

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