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Ginevra, crisi degli alloggi non risolta malgrado i licenziamenti all’ONU

cartello "affittasi" sul terrazzo di un palazzo ginevrino
Il cartello "affittasi" è sempre più raro a Ginevra. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Nonostante i recenti licenziamenti nella Ginevra internazionale, la pressione sul mercato immobiliare della città resterà alta: secondo l’Ufficio federale delle abitazioni, la domanda continuerà a superare di gran lunga l’offerta.

Il direttore dell’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB) Martin Tschirren non si aspetta un effetto “forte” delle migliaia di licenziamenti nella Ginevra internazionale sul mercato immobiliare della città. “La domanda supererà ancora di gran lunga l’offerta”, ha dichiarato mercoledì a Ginevra.

“L’amministrazione federale segue molto da vicino ciò che accade a Ginevra”, ha affermato alla stampa a margine di una riunione ministeriale della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (CEE-ONU) da lui presieduta. Migliaia di persone impiegate presso organizzazioni internazionali hanno perso il lavoro in seguito ai tagli operati dagli Stati Uniti e da diversi altri Paesi.

Questa situazione, però, non risolverà la crisi degli alloggi a nel cantone. “Non credo che ciò influirà in modo molto marcato sul mercato”, insiste Tschirren. “La domanda è talmente elevata che, anche se meno persone cercheranno un alloggio nella regione, la pressione diminuirà un po’, ma supererà comunque di gran lunga l’offerta”.

Il direttore dell’UFAB non vuole nemmeno speculare sull’impatto dell’abolizione del valore locativo, approvata dalla popolazione svizzera. “Sarà il tempo a dire” se gli investimenti per adeguare le abitazioni al cambiamento climatico diminuiranno, afferma.

Tschirren e i suoi omologhi della CEE-ONU, che riunisce i Paesi europei e alcuni Stati del Nord America e dell’Asia centrale, hanno approvato degli impegni per alloggi più accessibili e sostenibili. “Quasi tutti i Paesi si trovano ad affrontare una penuria” nel loro parco immobiliare, spiega il direttore dell’UFAB. In Svizzera, il tasso di sfitto è a un minimo storico dell’1% e l’anno scorso è stato approvato un piano per far fronte a questa situazione.

Basso tasso di proprietà

I membri della CEE-ONU si sono impegnati mercoledì a mettere al centro le persone più vulnerabili, a finanziare abitazioni a prezzi accessibili attraverso l’imposta fondiaria o ancora a investire nell’edilizia pubblica o sociale. Gli Stati si dicono anche favorevoli a meccanismi di finanziamento innovativi come le obbligazioni verdi o i prestiti legati alla sostenibilità. “Vedremo solo tra qualche anno se questi impegni avranno cambiato le carte in tavola”, ammette Tschirren.

Secondo un recente studio della CEE-ONU su dati risalenti al 2020, la Svizzera è il Paese con il più basso tasso di persone proprietarie di un’abitazione tra una trentina di Stati, con il 38,9%. Un dato lontano dalla media europea di quasi due terzi.

La Svizzera si colloca all’ottavo posto tra i Paesi peggiori per quanto riguarda l’onere finanziario degli alloggi, con oltre il 26% del reddito destinato a questa voce di spesa. Per le persone al di sotto della soglia di povertà, è invece il secondo Paese migliore, con una quota che scende a meno di un quarto, poco dietro la Finlandia.

In Europa, più di un terzo delle famiglie meno abbienti ha difficoltà a sostenere i costi della propria abitazione. In Svizzera la cifra raggiunge il 38%. Diversi Paesi hanno messo in atto politiche di sostegno come alloggi sovvenzionati o aiuti per abitazioni ecologiche.

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