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Istruzione a casa per metà reclute svizzere

Reclute sanitarie al loro arrivo alla caserma di Moudon lo scorso mese di novembre.
Reclute sanitarie al loro arrivo alla caserma di Moudon lo scorso mese di novembre. Keystone / Jean-christophe Bott

La scuola reclute di gennaio verrà scaglionata per ridurre i rischi di infezione e sarà dedicata principalmente al supporto che l'esercito potrebbe essere chiamato a fornire alle autorità civili nella lotta contro il Covid-19, qualora il suo intervento si rendesse necessario nei prossimi mesi.

Secondo quanto è stato deciso dai vertici militari un primo scaglione di seimila reclute entrerà in servizio il 18 gennaio, sette giorni dopo gli ufficiali, nelle scuole sanitarie e d’ospedale. L’obiettivo è di accelerare il loro eventuale impiego sul campo.

A loro si affiancheranno i militari che effettueranno nel primo trimestre i corsi di ripetizione e che sono immediatamente impiegabili nella gestione della pandemia (i due terzi dei corsi sono stati però rimandati ai prossimi mesi).

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Per l’altra metà di reclute è prevista invece un’istruzione teorica a distanza di sei ore quotidiane a casa, che comprende anche attività sportive (quattro ore settimanali), fino all’8 febbraio, giorno in cui dovranno recarsi alle caserme di riferimento per proseguire regolarmente i corsi militari.

Naturalmente è prevista l’applicazione di rigorosi concetti di protezione, indicano le forze armate, e lo scaglionamento delle reclute ha il preciso scopo di assistere gli eventuali positivi al test del tampone e garantire l’adozione delle misure di isolamento che si impongono (obbligo continuo della mascherina, riduzione dei posti letto per camerata, più turni alle mense).

Grazie a questa soluzione, indica una nota dell’esercito, da un lato resta possibile fornire un appoggio supplementare a breve termine alla sanità pubblica e dall’altro viene garantita l’istruzione delle nuove leve e quindi la prontezza a lungo termine delle truppe.

tvsvizzera/ats/spal con RSI (TG dell’8.1.2021)

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