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Cent'anni di storia bancaria ticinese

Quest'anno l'Associazione bancaria ticinese festeggiaLink esterno un secolo di vita. Un'occasione per ripercorrere alcune trasformazioni vissute dalla piazza finanziaria ticinese e le sfide con cui è confrontato un settore che nell'ultimo decennio ha attraversato una profonda crisi. 

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 febbraio 2020 minuti
Tempi Moderni, RSI
Uno dei tanti 'marchi' scomparsi della piazza finanziaria ticinese: il Banco di Lugano è stato rilevato nel 2006 dalla Julius Bär. Keystone / Martin Ruetschi

Dopo i fallimenti dei primi anni del '900 la piazza finanziaria ticinese, che nel secolo precedente era cresciuta insieme alle grandi infrastrutture del cantone, abbandona lentamente il modello legato ai promotori locali e alla banca d'investimento.

Il vero e proprio boom comincia però nei primi anni '50, grazie al forte sviluppo economico in Italia e ai capitali in arrivo da sud. Dalle dieci banche del 1920 si arriva a sfiorare gli 80 istituti a metà degli anni 2000.

La crisi del 2008 e la successiva abolizione del segreto bancario infliggono un duro colpo alla piazza ticinese: in dieci anni vengono persi oltre 2'000 posti di lavoro (da 7'660 a meno di 5'600) e il numero di istituti è dimezzato.

Una crisi – ricorda Pietro Nosetti, co-autore di un libro sui 100 anni dell'Associazione bancaria ticinese (ABT) – che ricorda gli sconvolgimenti che portarono proprio alla nascita dell'ABT nel 1920.

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Ma i tempi d'oro potranno ritornare per la piazza finanziaria ticinese? Vittorio Cornaro, direttore generale della Corner Banca, espone le sfide con cui è confrontato il mondo bancario nel cantone a sud delle Alpi, dall'accesso al mercato italiano alla rivoluzione della digitalizzazione dei servizi finanziari.

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