Un Primo maggio in rete (tranne che a Basilea)
L'annullamento di tutte le manifestazioni in pubblico per la ricorrenza del Primo maggio a causa della pandemia non ha scoraggiato alcuni temerari che a Basilea hanno sfidato le avversità e la polizia.
Nella città renana circa quattrocento dimostranti (in prevalenza di estrema sinistra e autonomi) hanno sfilato per le vie del centro, tenendosi per la verità a una certa distanza gli uni dagli altri e indossando in buon numero mascherine in volto. Restrizioni che non hanno impedito però ai partecipanti di cantare ed esibire striscioni inneggianti la festa del lavoro, sotto lo sguardo vigile e discreto delle forze dell’ordine.
A Zurigo invece gli agenti sono intervenuti, procedendo anche ad alcuni fermi, nei confronti di gruppuscoli che intendevano radunarsi per le manifestazioni di rito. Copione analogo a Berna e nella vicina Bienne dove la polizia ha bloccato sul nascere i tentativi di manifestare da parte di alcuni attivisti.
Le celebrazioni ufficiali di sindacati, associazioni e forze politiche, per la prima volta da oltre un secolo e mezzo, si sono quindi trasferite sulla rete. Su Twitter il consigliere federale socialista Alain Berset ha detto di sperare “che il riconoscimento del valore del lavoro e della solidarietà non vada perduto una volta superata la crisi”.
Mentre il sindacato Unia (sinistra) ha chiesto un fondo nazionale transitorio per i lavoratori precari e indennità per il lavoro ridotto (cassa integrazione) al 100% per tutti i salari al di sotto di 5’000 franchi. Travail.Suisse (impiegati e sindacati cristiani) ha invece lamentato il fatto che i dipendenti dei settori fortemente sollecitati dalla crisi, in particolare in ambito sanitario, e le donne continuano ad essere scarsamente pagati e poco considerati.
Il presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS) Pierre-Yves Maillard ha puntato l’indice contro l’ulteriore sensibile perdita del potere d’acquisto dei salariati in conseguenza di questa crisi. Per questo motivo ha chiesto compensazioni per i lavoratori finiti in cassa integrazione e una riduzione temporanea dei premi dell’assicurazione sanitaria obbligatoria.
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