Farmaceutica in fibrillazione dopo le minacce di Trump
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Il settore farmaceutico svizzero appare oggi in fibrillazione, sulla scia delle nuove minacce del presidente americano Donald Trump. I titoli del ramo sono in forte calo in borsa.
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“Inizieremo con dazi bassi sui prodotti farmaceutici, ma tra un anno, un anno e mezzo al massimo, saranno del 150% e poi del 250%, perché vogliamo farmaci prodotti nel nostro paese”, ha affermato Trump in un’intervista alla rete televisiva CNBC.
Queste dichiarazioni “non sono di natura tale da rassicurare i negoziatori svizzeri che sono arrivati ieri negli Stati Uniti nella speranza di attenuare i dazi doganali del 39% imposti la scorsa settimana”, osserva Ipek Ozkardeskaya, analista di Swissquote, facendo riferimento al viaggio della presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e del collega di governo Guy Parmelin.
L’effetto negativo in borsa non è mancato: alle 14.00 Novartis perdeva il 2,6%, Roche l’1,7%, Lonza l’1,9% e Alcon il 2,6%, con effetti a cascata su tutto il listino: l’indice di riferimento SMI arretrava dello 0,8%, in controtendenza rispetto all’andamento delle altre piazze continentali.
Se finora i prodotti terapeutici erano esenti da dazi doganali all’ingresso negli Stati Uniti, gli analisti di Lombard Odier sottolineano che quelli dell’Unione europea sono ora soggetti al 15% concesso dalla presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen per le esportazioni verso il paese dello zio Sam. “Gli articoli farmaceutici svizzeri rimangono invece esclusi dal dazio del 39% decretato sull’import elvetico”.
Le minacce di sovrattasse sulle importazioni di medicinali sono dovute alla riattivazione di un progetto del presidente americano volto ad allineare i prezzi dei medicamenti alle tariffe meno onerose praticate in altri paesi industrializzati, un piano bocciato dalla giustizia durante il suo precedente mandato.
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