Nel 2016, le imprese svizzere hanno esportato materiale bellico verso 70 Paesi, per un totale di 411,9 milioni di franchi (387 milioni di euro). Rispetto all’anno precedente, si registra un calo del 7,8%. Al contempo, il volume delle nuove autorizzazioni a esportare concesse dalla SECO è cresciuto del 54% a 1184,7 milioni di franchi. Il materiale bellico rappresenta lo 0,14% dell’export svizzero.
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Il valore dell’esportazione di armi nel 2016, divulgato martedì dalla Segreteria di Stato dell’economiaCollegamento esterno (SECO), è il più basso dal 2006. Poco più della metà delle forniture ha avuto come destinazione l’Europa, un quarto l’Asia, l’11,2% gli Stati Uniti. In forte crescita le esportazioni verso il continente africano (+207%), principalmente per le ordinazioni dal Sudafrica (51,3 milioni di franchi), che è risultato secondo maggior acquirente di materiale bellico elvetico.
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India e Pakistan, potenze nucleari e vicini rivali, figurano tra le cinque principali destinazioni delle esportazioni svizzere di armi: l’India ne ha acquistate per 34,5 milioni di franchi, soprattutto sistemi di puntamento per missili, mentre il Pakistan ha speso 25,5 milioni in armi di diverso calibro.
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Armi leggere e di piccolo calibro
Nel 2016, la Francia e gli Stati Uniti sono stati i principali acquirenti di armi leggere e di piccolo calibro di produttori svizzeri. Nel complesso, le esportazioni di categoria sono cresciute del 28% rispetto all’anno precedente, nonostante la SECO abbia negato un maggior numero di autorizzazioni per questioni di sicurezza internazionale.
La Francia, che ha speso in questo segmento 4,5 milioni di franchi, si è dotata soprattutto di lanciagranate. Di tutte le armi acquistate in Svizzera, i francesi hanno destinato più di due terzi (3’626 pezzi su oltre 5’000) alle forze di polizia, spingendo al rialzo le esportazioni di armi elvetiche per scopi di ordine pubblico, che sono cresciute di oltre il 20% nel confronto col 2015.
Gli Stati Uniti hanno acquistato armi leggere e di piccolo calibro svizzere per 4,3 milioni. Oltre la metà degli ordini riguardava revolver e pistole semiautomatiche, seguite da mitragliatrici e carabine.
Dei permessi d’esportazione di questo genere di armi, il 60% aveva come destinatari i rivenditori, seguiti dalle forze di polizia (26%), le forze militari (4,6), i privati cittadini (3,2). Una differenza di rilievo rispetto al 2015, quando i commercianti assorbirono il 79% delle ordinazioni e la polizia il 4,3.
L’Italia
Dei 70 Paesi ai quali la Svizzera ha venduto materiale bellico nel 2016, l’Italia è quattordicesima, con acquisti per 7,3 milioni di franchi, principalmente sistemi di puntamento e materiale connesso (5,4 milioni). Inferiori al milione (per categoria) le forniture di armi, munizioni ed esplosivi.
Autorizzazioni negate
Al contrario del 2015, quando le autorità svizzere non negarono alcun permesso all’esportazione di materiale bellico, lo scorso anno sono state respinte 26 richieste verso destinazioni quali la Russia, il Bahrain, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, per ragioni legate alla sicurezza regionale e globale, i diritti umani, le sanzioni internazionali.
La Svizzera non consente l’esportazione di armi verso paesi nei quali sia grave il rischio che siano usate per commettere violazioni dei diritti umani. Altrove, il governo decide caso per caso.
La SECO verifica in loco, per diversi Paesi destinatari, il rispetto delle dichiarazioni di non riesportazione.
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