Come funzionava il meccanismo “Gucci”
L’evasione record imputata alla multinazionale Kering, che giovedì è sfociata in un accordo da 1,25 miliardi di euro, col fisco italiano, è avvenuta attraverso la filiale ticinese LGI di Cadempino.
È in Ticino, infatti, che il gruppo francese, proprietario del marchio Gucci, negli ultimi anni ha concentrato i propri utili, potendo godere di una tassazione speciale cantonale dell’8%, attraverso un meccanismo fiscale che è finito sotto la lente degli inquirenti italiani.
“Nel 2017 a Cadempino sono risultati 1,7 miliardi di franchi di utile netto. Ma le tasse ovviamente non si pagano dove si vuole, bensì dove avvengono le attività a valore aggiunto, che in un caso come questo sono le attività commerciali, di vendita, dove lavorano i dirigenti più alti”, spiega la giornalista Anna Bernasconi, che su questo tema ha realizzato diverse inchieste per la trasmissione di approfondimento della RSI, FalòCollegamento esterno.
Queste attività a valore aggiunto, però, “a Cadempino non sono mai avvenute. Ed è qui che è il problema. Come abbiamo provato nell’inchiesta, i manager e le attività a valore aggiunto venivano fittiziamente fatte risultare a Cadempino, così come fittizie erano anche le residenze dei manager”. In altre parole, spiega Bernasconi, “in Ticino questa società ha trovato un terreno nel quale ha potuto impiantare la sua struttura fiscale particolarmente estrema e tutto il contesto di attività e residenze fittizie che l’ha resa possibile”.
Kering in Ticino ha concentrato principalmente la logistica del marchio Gucci (quindi attività come l’etichettatura e le spedizioni). Nel cantone il gruppo oggi conta circa 12 magazzini, gestiti attraverso le società Luxury Goods International (LGI) e Luxury Goods Logistics (LGL).
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