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Eva e le altre vittime di femminicidio

Candele accese con delle scarpe da donne per denunciare le violenze sulle donne.
La caratteristica principale delle relazioni che portano anche al femminicidio è la tossicità che si esprime principalmente nella violenza psicologica e, talvolta, anche fisica. © Keystone / Leo Duperrex

In Svizzera ogni due settimane una donna viene uccisa dal partner. Una alla settimana ha subito un tentativo di femminicidio. Un recente studio commissionato dal Governo indica che nel 96% degli omicidi in ambito relazionale, le vittime sono donne. In Europa una donna su cinque ha subito una forma di violenza fisica o sessuale dal partner, dall’età di 15 anni. In Europa vengono uccise in media quattro donne al giorno, una ogni sei ore.

Spesso raccontati come singoli casi isolati, questi episodi hanno una radice comune. La violenza che germina all’interno della relazione colpisce in misura maggiore le donne. La netta sproporzione dei numeri ha portato – a livello internazionale con la Convenzione di Istanbul, sottoscritta anche dalla Svizzera dal 1 aprile 2018 – al riconoscimento dell’esistenza di una violenza che colpisce le donne in quanto donne e che costituisce una violazione dei diritti umani.

Che cosa c’è all’origine di questa violenza?

Due anni fa, per la testata Falò, ho iniziato ad interessarmi a una vicenda di cronaca che ha sconvolto l’intera comunità. Una domenica pomeriggio in Piazza Grande a Giubiasco un ex poliziotto da poco in pensione spara e uccide la sua ex moglie, Eva, e il suo attuale compagno. Poi si toglie la vita. Eva si era separata da lui da oltre un anno e stava vivendo una storia d’amore felice. La strage è avvenuta al termine di una lunga premeditazione.

Quando succedono tragedie simili è come un vetro che va improvvisamente in frantumi sparpagliandosi in mille pezzi. Mi sono chinata per lungo tempo su questa storia cercando di ricomporne i frammenti attraverso le voci degli amici, dei familiari e le parole lasciate dagli stessi protagonisti. Ho cercato di restituirne le sfumature affinché la loro esperienza fosse conosciuta.

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Cinque donne, cinque storie diverse ma uguali

Riflettere su questa storia mi ha portato a cercare le testimonianze di donne sopravvissute a un tentativo di femminicidio per capire dalle loro parole cosa significa quando ad attentare alla propria vita è il marito, il compagno o il padre dei propri figli. Cinque donne, diverse per età e per situazione di vita, hanno raccontato la propria esperienza.

Molti sono i punti in comune. Che siano durate 20 anni o alcuni mesi, la caratteristica principale di queste relazioni è la tossicità che si esprime principalmente nella violenza psicologica e, talvolta, anche fisica. I campanelli di allarme non vengono sentiti.

Le diseguaglianze dei rapporti di forza tra i generi, alimentate dagli stereotipi che permeano la nostra società e che relegano donne e uomini in posizioni non paritarie, sono oggi riconosciute all’unanimità dalle principali istituzioni attive in questo campo come una delle cause principali della violenza contro le donne. Abbatterle, per il bene indistinto di donne e uomini, è la rivoluzione culturale della nostra generazione.

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