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L’obbligo di vaccino lede i diritti fondamentali

Vassoio medicale con cinque siringhe il cui ago è ancora coperto dalla confezione e fiala di vaccino
Al momento attuale, sottolinea la CNE, il solo effetto provato è la protezione individuale. Keystone / Alexandra Wey

In Svizzera, la Commissione nazionale d'etica per la medicina (CNE) si dice contraria a un obbligo generale della vaccinazione anti-coronavirus: interferirebbe "in maniera sproporzionata con i diritti fondamentali", si legge venerdì in una nota. La CNE si oppone pure all'obbligo di vaccinarsi limitato a gruppi di popolazione, come il personale sanitario.

Al momento attuale, il solo effetto provato della somministrazione è la protezione individuale, rileva la CNE. Prescrivere una tale autoprotezione per gruppi di persone specifiche sarebbe “paternalista e ingiustificato”.

Se in seguito fosse dimostrato che il farmaco previene la trasmissione del virus, i vantaggi della vaccinazione obbligatoria di taluni gruppi dovrebbero essere comunque “accuratamente soppesati rispetto agli svantaggi associati”, scrive la Commissione. Metodi più morbidi ed efficaci devono essere privilegiati, prima di introdurre un obbligo.

Certificato di vaccinazione

La CNE non esclude che -qualora il vaccino proteggesse dalla trasmissione e a patto che tutte le persone interessate vi abbiano accesso- un certificato di vaccinazione possa essere richiesto per talune attività.

Raccomanda però di risolvere le questioni sollevate dal certificato, al fine di rafforzarne la legittimità democratica e garantire la certezza giuridica: “è imperativo vigilare affinché vengano preservati i diritti fondamentali di tutte e di tutti, ridotti al minimo le eventuali disparità di trattamento e soddisfatti i bisogni fondamentali di ogni persona”.

Comunicazione e cooperazione

La Commissione etica esige intanto che la comunicazione ufficiale volta a incoraggiare i cittadini a farsi vaccinare sia adattata ai diversi tipi di pubblico ai quali si rivolge. Deve fondarsi su argomenti scientifici, così da consentire una decisione che tenga conto delle incertezze esistenti.

Infine, chiede un maggiore impegno della Svizzera in favore dell’accesso ai vaccini per i Paesi più poveri. La Confederazione dovrebbe in particolare essere più attiva nell’ambito di Covax, iniziativa dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che mira a garantire un accesso equo ai vaccini.

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Nel servizio RSI, il commento dell’infettivologo Alessandro Diana dell’Università di Ginevra.

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tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 12.02.2021)

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