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Gli scambi studenteschi trovano i favori del parlamento svizzero

Il Consiglio nazionale ha approvato lunedì un credito di oltre 110 milioni di franchi per garantire gli scambi studenteschi fino al 2020.

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Dopo l’accettazione da parte dei votanti il 9 febbraio 2014 dell’iniziativa denominata “contro l’immigrazione di massa”, che rimetteva in discussione il principio della libera circolazione con l’Unione Europea, la Svizzera si era ritrovata esclusa dal programma di scambi studenteschi Erasmus+ e messa in un gruppo di paesi terzi, in compagnia di Monaco, Andorra, San Marino e Vaticano.

Per evitare di rinunciare a questo programma la Confederazione aveva dato il via a una soluzione transitoria, sbloccando diverse decine di milioni di franchi per continuare a garantire agli studenti la possibilità di frequentare corsi in università straniere del continente. Una soluzione che il parlamento svizzero ha definitivamente accettato di prorogare, dopo che lunedì anche il Consiglio nazionale (camera bassa) ha approvato il decreto federale e il relativo credito di 114,5 milioni di franchi fino al 2020.

L’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ha invano chiesto di abbandonare completamente il finanziamento degli scambi studenteschi: “Bisogna rinunciare alle spese che non sono essenziali al funzionamento dello Stato”, ha affermato il deputato del canton Zugo Thomas Aeschi. La proposta è stata bocciata con 124 voti contro 62 e 3 astenuti.

La destra avrebbe anche voluto ridurre il finanziamento (di poco meno di 10 milioni), ma anche questa idea non ha trovato i favori della maggioranza.

La decisione di lunedì non può che soddisfare la maggior parte degli studenti e i responsabili degli atenei svizzeri. La reazione del rettore dell’Università della Svizzera italiana Boas Erez, intervistato dalla Radiotelevisione svizzera:

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