La crescita dell’economia svizzera sarà modesta nel 2026
Le previsioni economiche per il 2026 indicano una stabilizzazione per la Svizzera, con una crescita modesta del PIL (+1,0%) trainata da un solido mercato interno, nonostante le persistenti difficoltà del settore industriale e un mercato del lavoro che si assesta dopo aver superato la fase peggiore.
Nonostante i venti contrari che continuano a soffiare sul settore industriale l’economia svizzera nel suo complesso naviga verso una fase di stabilizzazione, in un contesto di crescita modesta.
Le ultime previsioni degli economisti di Raiffeisen delineano un quadro per il 2026 privo di scosse violente, ma con persistenti sfide strutturali.
Il prodotto interno lordo (PIL) è atteso in crescita dell’1,0% nel prossimo anno, dopo il +1,2% del 2025 (che pure è una stima) e il +0,9% del 2024. Si tratta di un segnale positivo, che scongiura il rischio di una recessione, ma riflette la fatica di un sistema produttivo in cerca di nuovi slanci, ancora gravato dai fattori di incertezza globale e dalle difficoltà del comparto manifatturiero.
Con l’intesa di massima raggiunta su un accordo commerciale con Washington e la riduzione dei dazi al 15% la Svizzera torna ad avere le stesse condizioni degli altri partner commerciali importanti, evitando danni più gravi per l’economia locale. La distensione sul fronte delle barriere doganali non significa però che l’export ripartirà subito. Il ramo “continua a dover affrontare notevoli ostacoli e anche i dazi statunitensi al 15% restano molto penalizzanti per i settori interessati”, commenta Fredy Hasenmaile, capo-economista di Raiffeisen Svizzera, citato in un comunicato. Il franco rimane forte, dopo la marcata rivalutazione post-pandemica, e I prezzi dell’energia elettrica sono ai massimi livelli rispetto ad altri paesi industrializzati. La Cina si sta trasformando sempre più da mercato in crescita in un vero e proprio concorrente, mentre la domanda europea, dopo anni di fiacca del settore industriale, riprende solo lentamente.
Mercato interno robusto
Il mercato interno si riconferma intanto robusto e secondo Raiffeisen rimane un affidabile caposaldo della crescita per l’economia. Il consumo privato trae vantaggio dall’immigrazione e dal netto aumento dei salari reali dal 2024. Con l’esaurirsi della ripresa post-Covid gli impulsi positivi della domanda interna per il settore dei servizi sono però diminuiti e anche la progressione degli stipendi reali dovrebbe rallentare il prossimo anno.
In questo contesto, la pressione interna sui prezzi si prevede resti moderata e, senza una nuova rivalutazione del franco, l’anno prossimo anche la deflazione importata dovrebbe risolversi. Per il 2026 Raiffeisen prevede complessivamente un leggero aumento del tasso d’inflazione annuo, che salirà allo 0,5%, dopo lo 0,2%. L’andamento del rincaro evolve quindi verso la direzione auspicata dalla Banca nazionale svizzera (BNS). “La necessità di intervento della BNS per ridurre ulteriormente il tasso guida è di conseguenza ridotta, tanto più che, secondo le sue stesse dichiarazioni, l’ostacolo a una reintroduzione di tassi negativi è molto più marcato che a una riduzione dei tassi in territorio positivo”, osserva Hasenmaile. “Entro la fine del prossimo anno prevediamo quindi un tasso di riferimento invariato allo 0,0%”.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro “il peggio è passato”, è argomenta Raiffeisen. Il tasso di disoccupazione è aumentato quasi quanto durante la crisi finanziaria 2008, ma con il 3,0% destagionalizzato non ha ancora raggiunto un livello allarmante. Secondo la valutazione degli economisti della banca il persistente raffreddamento del mercato del lavoro non è peraltro da considerare un effetto secondario dei dazi statunitensi, bensì principalmente una conseguenza di anni di debolezza dell’industria europea. I venti contrari che persistono da tempo continuano ad affondare la capacità produttiva di molte aziende industriali: con il passare del tempo, quindi, la riduzione del personale è divenuta inevitabile.
Dopo l’accordo provvisorio raggiunto nella vertenza con gli Usa si intravedono scenari migliori. L’aumento della disoccupazione potrebbe proseguire nel breve termine, ma nel corso del prossimo anno dovrebbe rallentare e infine esaurirsi. “Il tasso dei senza lavoro in Svizzera rimarrà presumibilmente a un livello inferiore al 3,5%: la sicurezza dell’impiego potrebbe quindi subire un’ulteriore erosione, ma non a livelli tali da compromettere in ampia misura i consumi”, conclude Hasenmaile.
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