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Burqua il giorno dopo, tra reazioni e il prevedibile ‘caos’ legislativo

Due donne a spasso per le strade di Ginevra, di cui una con il niqab e l altra con l hijab.
Un'immagine colta a Ginevra. Il settore turistico teme la perdita di turisti proveniente dai ricchi paesi arabi. Keystone / Salvatore Di Nolfi

L'iniziativa 'anti burqa' è stata accettata domenica dai cittadini elvetici a livello federale, ma non è ancora chiaro se vi sarà un'unica legge o invece ce ne saranno 26, una per ogni cantone. Intanto il settore turistico teme un calo della presenza dei ricchi ospiti dei paesi arabi.

La Confederazione, ha subito chiarito la Consigliera federale Karin Keller-Sutter, non vuole immischiarsi nell’applicazione della nuova legge. Sono dunque altamente ipotizzabili 26 leggi diverse in tutta la Svizzera. Il comitato dei promotori dell’iniziativa chiede regole uguali in tutto il Paese, ma al momento non è certo che si possa raggiungere questo obiettivo.

La Confederazione non vuole immischiarsi nell’applicazione: ipotizzabili 26 leggi diverse in tutta la Svizzera

Burqa, niqab, passamontagna tra i tifosi… non c’è dubbio, saranno proibiti. Il margine d’interpretazione c’è, però, sulle eccezioni (per esempio mascherine chirurgiche, caschi, carnevali). Ma chi dovrà definirle? “Su questi dettagli non vogliamo 26 soluzioni cantonali diverse”, spiega all’indomani della vittoria alle urne, Anian Liebrand, direttore del comitato di Egerkingen, che ha lanciato l’iniziativa.

Il popolo, dal suo punto di vista, ha detto sì a una soluzione federale, ma su questo punto la ministra di giustizia, Karin Keller-Sutter, ha precisato che non lo ritiene un compito della Confederazione. La competenza in materia di polizia resta in mano ai cantoni, che hanno due anni di tempo per redigere le normative.

Un’alternativa per una soluzione identica in tutto il Paese può essere un concordato, ma i direttori cantonali di giustizia non hanno ancora affrontato il punto. Aldilà dei ruoli, restano aperte questioni sui contenuti. L’iniziativa prevede eccezioni esclusivamente per motivi di salute, sicurezza, condizioni climatiche e usanze locali. Tra queste ultime rientrano i carnevali ma non, ad esempio, le mascotte pubblicitarie o i travestimenti degli artisti.

Aldilà delle eccezioni, le leggi cantonali dovranno regolare le sanzioni: il comitato di Egerkingen auspica che si prenda come modello la legge già esistente in Ticino, con multe tra i 100 e i 10’000 franchi.

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Reazioni negative dal settore turistico

Il risultato dell’iniziativa antiburqa, visto quanto capitato in Ticino negli ultimi anni, con il calo dei ricchi ospiti dei paesi arabi, non piace al turismo svizzero.

Il Ticino già nel 2013 aveva fatto da apripista accogliendo un’analoga normativa cantonale. Dopo quel voto ha perso il 30% dei visitatori provenienti dagli Stati del Golfo.

La Federazione svizzera del turismo commenta l’esito del voto, sostenendo che è da deplorare: il settore, che sta già soffrendo molto per la crisi del coronavirus, non può permettersi ulteriori complicazioni, ha affermato la direttrice Barbara Gisi. I ricchi ospiti dei paesi del Golfo sono ormai persi. Secondo Gisi l’esempio del Ticino dimostra che il divieto del burqa ha un impatto sul turismo.


tvsvizzera.it/fra con RSI


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