Dopo Amnesty International, anche l'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso dure critiche verso la decisione di Berna, Basilea e Zurigo.
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tvsvizzera.it/tins con RSI e Keystone-ATS
Ieri, giovedì, ai microfoni del Telegiornale della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana un portavoce di Amnesty International aveva bacchettato le città svizzere che hanno proclamato il divieto temporaneo di manifestare.
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Amnesty International critica il divieto di manifestare in alcune città svizzere
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L’organizzazione non governativa critica la decisione di sospendere il diritto a manifestare.
Oggi, venerdì, è sceso in campo anche l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha fatto sapere di considerare inammissibile un divieto generale per le manifestazioni, giustificato dalle città in questione con la tensione in Medio Oriente. “Il diritto di espressione e poter partecipare a dibattiti non dovrebbe essere limitato, né giudicato inappropriato”, ha dichiarato oggi a Ginevra Ravina Shamdasani, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Ogni Paese ha il dovere di garantire spazi sicuri per i raduni e dare voce alle varie proteste contro il conflitto, ma anche permettere dimostrazioni di solidarietà, siano esse a favore di Israele o della Palestina. “Chiediamo alle autorità di revocare con effetto immediato le restrizioni inutili e sproporzionate”, ha concluso la portavoce.
Le ragioni addotte da Berna, Basilea e Zurigo
Adducendo motivi di sicurezza, Basilea ha proibito tutte le manifestazioni in programma nel fine settimana, anche quelle che erano già state autorizzate. Dal canto suo, Zurigo ha esplicitamente vietato le manifestazioni legate alla crisi in Medio Oriente. A Berna, oltre alle tensioni geopolitiche le autorità cittadine hanno giustificato lo straordinario provvedimento con le elezioni federali e con una partita di calcio considerata “a rischio” per potenziali tensioni fra gruppi di sostenitori delle squadre avversarie.
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