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La “class-action” contro Volkswagen e Amag sconfessata in tribunale

Automobili parcheggiate, cartello amag
Il tribunale commerciale di Zurigo aveva già rifiutato nel 2018 l'entrata in materia a proposito di un'azione collettiva di SKS, che ipotizzava che Amag e Volkswagen avessero ingannato i consumatori. Anche il conseguente ricorso è stato respinto dal Tribunale federale. Keystone / Walter Bieri

È stata una pesantissima sconfitta giudiziaria quella subita dalla Fondazione svizzero-tedesca per la protezione dei consumatori (SKS) che chiedeva a Volkswagen e all'importatore Amag dei risarcimenti a nome di 6'000 clienti nell'ambito dello scandalo delle emissioni di CO2. 


Il tribunale commerciale di Zurigo ha respinto la richiesta e condannato l’organizzazione a pagare 288’000 franchi. SKS valuta il ricorso al Tribunale federale e intende fare pressioni sulla politica affinché lo strumento dell’azione collettiva (“class action”) sia previsto dal codice civile.

La fondazione aveva presentato la domanda di indennizzo a nome di circa 6’000 proprietari di vetture: autoveicoli che – così veniva argomentato – erano stati pubblicizzati come ecologici al momento della vendita, cosa che in realtà non erano. I prezzi pagati erano stati quindi eccessivi e, a causa della manipolazione dei sistemi di scarico, le auto avevano perso valore sul mercato dell’usato.

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Per la SKS si trattava peraltro anche di avviare un’azione collettiva, una sorta di “class action”, mandando un segnale chiaro al mondo politico. L’idea non è però passata in tribunale. Secondo la corte SKS si è presentata come una sorta di strumento di incasso: questo modo di procedere non è però contemplato dagli statuti della fondazione e in particolare nello scopo. La società non aveva quindi la capacità di agire in tal modo.

Vi sono inoltre ulteriori motivi per non entrare in materia. Ad esempio l’azione in favore di imprese e ditte individuali – pure loro hanno acquistato automobili, per scopi commerciali – non fa parte degli scopi della fondazione. Non sussisteva nemmeno la competenza locale del tribunale per quanto riguarda l’azione contro Volkswagen.

Il giudizio si rivela un salasso finanziario per la SKS: alla fondazione sono state imposte spese processuali di 120’000 franchi, nonché un risarcimento di 33’000 franchi ad Amag e di 135’000 a Volkswagen. 

Dal canto suo, SKS ritiene che il mandato della società sia proprio quello di salvaguardare gli interessi dei consumatori. I giuristi stanno quindi prendendo in considerazione un ricorso al Tribunale federale, la “corte suprema” elvetica.

“Bisogna regolamentare la class action”

La fondazione lamenta inoltre l’assenza di uno strumento per avviare cause collettive e promette che tornerà alla carica su questo tema nell’ambito della revisione del codice di procedura civile che sarà affrontato l’anno prossimo dal parlamento.

Questa “class action” è stata una prima in Svizzera e introdurla come strumento all’interno del codice civile sarebbe, a dire di SKS, nell’interesse non solo dei singoli cittadini, che non dovrebbero affrontare da soli lunghe battaglie giuridiche, ma anche dei tribunali, perché numero dei procedimenti e costi verrebbero ridotti.

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