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Dibattiti politici vietati nelle scuole in periodo pre-elettorale: deciderà la giustizia

alunni in una classe
La misura nelle scuole vodesi si applica nelle dieci settimane precedenti un'elezione. © Keystone / Christian Beutler

Nel Canton Vaud, il ministro responsabile dell'insegnamento ha vietato i dibattiti elettorali nelle scuole durante le dieci settimane precedenti le elezioni federali, in programma il 22 ottobre. La sinistra presenterà però ricorso presso la Corte costituzionale.

La decisione è stata annunciata una settimana fa dal consigliere di Stato Frédéric Borloz, il quale ha argomentato che una simile scelta è dettata dalla volontà di evitare “l’accalappiamento di voti” in periodo pre-elettorale.

I dibattiti nelle scuole sono importanti per formare la gioventù alla cittadinanza, ha sottolineato il ministro cantonale responsabile dell’insegnamento, ma non possono essere organizzati “in qualsiasi momento”.

Organizzare discussioni in vista di una votazione non pone problemi, ma per quelle legate alle elezioni – siano esse federali, cantonali o comunali – è più difficile garantire l’equità.

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Ricorso alla Corte costituzionale

La decisione ha suscitato numerose critiche e la sinistra ha annunciato lunedì che presenterà ricorso presso la Corte costituzionale del Cantone.

La questione può essere deferita al tribunale se almeno un decimo dei membri del Parlamento cantonale (cioè un minimo di 15) interviene, ha indicato il presidente del Partito socialista vodese Romain Pilloud. “Non dovrebbero esserci problemi. Cercheremo anche di ottenere il sostegno dei deputati più centristi, come i Verdi liberali”, ha aggiunto.

L’approccio vuole essere il più “collettivo” possibile, e non solo legato a organi politici, ha sottolineato Pilloud. In particolare, nell’appello sarà coinvolto anche il corpo studentesco e insegnante.

Il primo obiettivo del ricorso è quello di ottenere un “effetto sospensivo”, in modo da poter riprogrammare i dibattiti prima delle elezioni federali. Romain Pilloud spera anche in una vittoria nel merito della questione davanti alla Corte costituzionale.

“Riteniamo che il Consigliere di Stato Frédéric Borloz abbia interpretato male la LEO, la legge vodese sull’istruzione obbligatoria, confondendo la “propaganda politica” nelle scuole con i dibattiti, ha concluso Pilloud.

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