Deputazione ticinese a Berna: incontri con Swisscom e Cassis, tematizzata l’italianità

Durante la sessione autunnale, la deputazione ticinese alle Camere federali ha affrontato temi strategici come la delocalizzazione di Swisscom, le relazioni internazionali e la promozione dell’italianità, attraverso una serie di incontri con rappresentanti politici e istituzionali.
Incontri con i vertici di Swisscom, con il consigliere federale Ignazio Cassis e con altri esponenti del suo dipartimento. Sono questi i principali appuntamenti avuti della deputazione ticinese alle Camere federali durante la corrente sessione autunnale.
Come spiegato dalla presidente Greta Gysin in conferenza stampa a Palazzo federale, la deputazione ha incontrato il CEO di Swisscom, Christoph Aeschlimann, il quale ha precisato che l’apertura di un centro di sviluppo informatico in Portogallo non deriva da una carenza di manodopera in Svizzera, ma è stata decisa come misura di risparmio. Una decisione che preoccupa la deputazione, ha sottolineato Gysin, perché in casi simili prima o poi è toccato anche il Ticino.
Durante queste tre settimane, i parlamentari ticinesi a Berna hanno anche avuto un incontro con il consigliere federale Ignazio Cassis, con il quale si è “discusso parecchio” di relazioni con l’Unione europea, ma anche dei dazi imposti dagli stati Uniti.
Nella prossima sessione invernale è previsto un incontro con la sezione del personale del dipartimento di Cassis – quello degli Affari esteri – per discutere dell’italianità. Lo scopo è capire le “buone pratiche” del DFAE con l’obiettivo di poterle poi estendere anche ad altri dipartimenti. A dicembre è inoltre in programma un confronto con i vertici delle Ferrovie federali sul tema della riorganizzazione di FFS Cargo.
Sul fronte delle lingue, la deputazione ha detto di essere molto preoccupata dalla decisione di Zurigo e San Gallo di rinviare l’insegnamento di una seconda lingua nazionale alle scuole medie. In questo senso, “salutiamo con favore” l’intervento del Consiglio federale, ha aggiunto Gysin.
L’ecologista ha precisato che, se in questo caso la questione riguarda il francese, la pressione riguarda anche l’italiano, citando la rinuncia di alcuni cantoni all’insegnamento della lingua di Dante nei licei e le difficoltà presenti nelle cattedre universitarie di lingua e letteratura italiana.
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