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Identità digitale in mano ai privati, referendum riuscito

La consegna delle 64 000 firme alla Cancelleria federale a Berna contro la legge sull identità digitale in mano ai privati.
La consegna delle 64'000 firme alla Cancelleria federale a Berna contro la legge sull'identità digitale in mano ai privati. Keystone / Peter Schneider

È virtualmente riuscito il referendum contro l'identità elettronica in mano ai privati.


I rappresentati del comitato che si oppone alla legge federale sui servizi d’identificazione elettronica (LSIE)Collegamento esterno, votata in settembre dal vecchio parlamento, ha depositato giovedì alla Cancelleria federale circa 64’000 firme, ben oltre quindi le 50’000 richieste dal dettato costituzionale per convocare i cittadini alle urne.

L’aspetto controverso delle norme, che istituiscono l’identità elettronica, riguarda l’affidamento a soggetti privati della gestione dell’identità digitale (eID) dei cittadini, su cui non sembra esserci nel paese unanimità. Il rischio visto da un vasto fronte che comprende esponenti di un po’ tutti i partiti, soprattutto tra Verdi e socialisti, è che dati sensibili personali possano finire nella disponibilità di banche, assicurazioni e multinazionali che potrebbero usarli per fini commerciali o altro.

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Le disposizioni varate dalle due Camere dovrebbero teoricamente scongiurare questo pericolo ma la cronaca riporta spesso casi di intromissioni inopportune, basti pensare allo scandalo Facebook-Cambridge Analytica.

“L’eID è il cuore della democrazia digitale. In futuro, ci permetterà di esercitare i nostri diritti politici, come la firma di iniziative e referendum su Internet”, afferma Daniel Graf, cofondatore di Public Beta e uno dei promotori del referendum per il quale la garanzia dell’identità elettronica deve rimanere un compito centrale del governo e non deve cadere nelle mani di società private a scopo di lucro.

Come testimoniano due inchieste demoscopiche, ha aggiunto Erik Schönenberger, direttore di Digitale Gesellschaft, l’80% della popolazione vuole che la competenza in materia sia dello Stato. “C’è mancanza di fiducia nelle aziende private, che di fatto con le nuove norme sono responsabili della custodia e dell’utilizzo delle nostre coordinate su internet, quando si tratta di protezione dei dati”.

In base alla riforma l’eID sarà l’identità ufficiale dei cittadini svizzeri cui si riferiranno i contratti, le transazioni finanziarie, le informazioni sanitarie, i servizi amministrativi (imposte) e le decisioni politiche che li riguardano. Per questo motivo, sottolineano i referendisti, sono necessarie tutte le cautele del caso.

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