Rimpatriati in Svizzera presunti simpatizzanti Isis
Una famiglia svizzera di tre persone sospettata di legami con l'Isis è stata rimpatriata giovedì dalla Turchia. La procura federale ha aperto un procedimento penale per presunta violazione della Legge che vieta i gruppi 'al-Qaida' e 'Stato islamico', nonché le organizzazioni associate.
L’espulsione della famiglia dalla Turchia, ha riferito venerdì all’agenzia Keystone-ats il Ministero pubblico della Confederazione MPCCollegamento esterno, fa seguito a misure adottate dalla polizia degli stranieri.
I tre sono stati fermati dalle autorità turche nella zona di confine con la Siria e sono poi stati trasferiti in un carcere.
Al loro arrivo giovedì sera in Svizzera, sono stati interrogati dai servizi di sicurezza elvetici, ma non sono stati posti in stato di detenzione e deve valere la presunzione di innocenza, ha sottolineato il MPC.
In Svizzera sono in corso più di 60 procedimenti contro simpatizzanti di gruppi terroristi, accusati di propaganda su Internet a favore di queste organizzazioni, in violazione della pertinente Legge federaleCollegamento esterno.
I servizi del procuratore generale Michael Lauber hanno precisato che la famiglia non si è recata nelle zone controllate dall’autoproclamato Stato islamico in Siria o in Iraq. Non si tratta, in altre parole, di veri e propri jihadisti rimpatriati ma di presunti simpatizzanti.
Le autorità federali conoscono i nomi di diversi combattenti dell’Isis con passaporto svizzero che si trovano in prigione in Siria. Nessuno di loro finora è stato rimpatriato.
La ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter si è peraltro espressa contro il loro rimpatrio attivo. L’intero Consiglio federale (governo) vuole che i jihadisti svizzeri siano processati sul posto poiché sarebbe più facile presentare le prove.
Per la Svizzera, questo è il primo caso di rientro forzato dalla Turchia da quando Ankara ha deciso di rimpatriare verso i Paesi d’origine i combattenti e i simpatizzanti islamisti.
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