Quasi un miliardo per la cultura in Svizzera
Per il periodo 2025-2028, il settore della cultura in Svizzera dovrebbe beneficiare di un budget di quasi 990 milioni di franchi.
Il progetto, approvato oggi dal Consiglio degli Stati quale prima Camera, include nuove linee guida riguardanti i professionisti del settore e disposizioni sull’arte frutto di spoliazioni durante il periodo coloniale e il nazionalsocialismo.
Il Governo propone di stanziare 987,9 milioni nei prossimi quattro anni. Circa 210 milioni sono destinati al settore cinematografico, 187 milioni a Pro Helvetia e 139 milioni al Museo nazionale svizzero.
Altri fondi sono destinati alla conservazione dei monumenti (126 milioni), alle lingue (80 milioni) e al trasferimento di beni culturali (3 milioni). Queste somme non sono state contestate in aula. Per la promozione della cultura, invece, il Consiglio degli Stati ha aumentato il credito di 2 milioni, portandolo a 159 milioni.
Intervenendo a nome della commissione, Mathilde Crevoisier-Crelier (PS/JU) ha dichiarato che questo leggero aumento è stato deciso per creare un museo nazionale sul ruolo delle donne nella storia svizzera e un luogo per commemorare le vittime del nazionalsocialismo.
Stando alla “ministra” della cultura, Elisabeth Baume-Schneider, anche se il progetto originario prevedeva una somma superiore – poi decurtata di 14 milioni per ragioni finanziarie – i soldi a disposizione dovrebbero consentire di portare avanti una politica culturale ambiziosa.
No alla cultura della costruzione
Il dibattito nel plenum si è concentrato soprattutto su due aspetti: la promozione di una cultura della costruzione di qualità e i beni culturali frutto di spoliazioni. Circa il primo aspetto, la Camera dei cantoni ha respinto per 25 voti a 19 le proposte dell’esecutivo.
Per la maggioranza borghese, le attuali basi giuridiche sono sufficienti. Benedikt Würth (Centro/SG) ha sottolineato che la questione è di competenza dei Cantoni. A suo avviso, non si dovrebbero aggiungere nuovi obblighi federali che limiterebbero ulteriormente il margine di manovra esistente nel settore edilizio.
La sinistra e alcuni esponenti del centro-destra si sono espressi invece a favore dei piani governativi. “La cultura edilizia è una necessità”, ha sostenuto Isabelle Chassot (Centro/FR). “Questo principio della cultura edilizia di qualità deve essere sancito in una legge federale”, ha aggiunto Matthias Michel (PLR/ZG). “La bellezza del nostro patrimonio edilizio giova anche al turismo”, ha affermato dal canto suo, anche se invano, Maya Graf (Verdi/BL).
Arte di dubbia provenienza
Col suo disegno di legge, il Governo intende anche fare opera di trasparenza circa il patrimonio culturale dal passato problematico. A tale riguardo, il plenum ha appoggiato la proposta di istituire una “Commissione per il patrimonio culturale storicamente problematico” in relazione al periodo coloniale e al nazionalsocialismo.
Per patrimonio culturale storicamente problematico si intende l’insieme dei beni culturali la cui origine o i cui passaggi di proprietà sollevano dubbi a seguito di trasferimenti dei diritti avvenuti nel contesto del nazionalsocialismo o del colonialismo.
La commissione dovrà consigliare il Governo e l’Amministrazione federale sulle questioni relative ai beni culturali storicamente problematici. Dovrà essere in grado di formulare “raccomandazioni non vincolanti” su richiesta di tutte le parti e d’intesa con esse, come stabilito dai “senatori”.
Questa parte della legge ha dato adito a discussioni in aula. Il disegno del Governo prevedeva infatti la possibilità concessa alla commissione di elaborare raccomandazioni su “richiesta di una persona fisica o giuridica”. Stando alla sinistra, questa istanza sarebbe in grado di agire efficacemente solo se può essere convocata unilateralmente.
Flavia Wasserfallen (PS/BE) e Carlo Sommaruga (PS/GE) hanno invitato – invano – il plenum a non ripetere l’errore commesso dalla Germania: in questo Paese il fatto di estendere la normativa a tutte le parti interessate (che devono essere d’accordo) ha rallentato, se non reso molto difficile, il chiarimento sulla provenienza di certe opere rivendicate dagli eredi. In 20 anni sono state elaborate 23 raccomandazioni a fronte di migliaia di rivendicazioni, hanno affermato.
Ma Benedikt Würth, a nome della maggioranza della commissione preparatoria, ha replicato che simili controversie sui beni culturali di origine dubbia sono solitamente molto complesse. L’esperienza dimostra che è possibile trovare buone soluzioni solo se entrambe le parti accettano il lavoro della commissione, ha spiegato il “senatore” sangallese. A suo avviso, con le nuove disposizioni la Svizzera compie dopotutto un importante passo avanti in questo settore. Oggi è attivo un solo punto di contatto per le opere d’arte saccheggiate presso l’Ufficio federale della cultura.
Plurilinguismo
Sempre nel corso della seduta odierna, gli Stati hanno approvato tacitamente il sostegno della Confederazione alla promozione del pluringuismo. In particolare, l’Italiano e il romancio andrebbero promossi nelle altre aree linguistiche per tenere conto della maggiore mobilità sociale. Per il romancio s’intendono mettere a disposizione corsi di lingua e per l’italiano maggiori possibilità di conseguire una maturità bilingue.
Stando al testo di legge, la Confederazione può concedere aiuti finanziari – al massimo 75% dei costi complessivi – a organizzazioni e istituzioni per offerte che promuovono l’apprendimento del romancio e dell’italiano e il consolidamento delle competenze linguistiche e per provvedimenti e offerte che consentono e facilitano l’uso del romancio.
Il plurilinguismo, secondo la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, è un elemento che caratterizza la Svizzera. Nei prossimi anni la Confederazione intende continuare a promuovere gli scambi linguistici fra regioni mettendo a punto una specie di programma Erasmus.
Professionisti della cultura
La strategia culturale 2025-2028 ha tratto insegnamento dalla pandemia di coronavirus. Durante questa crisi, la situazione dei lavoratori del settore culturale si è fatta più precaria. Il messaggio mira quindi a migliorare le condizioni di lavoro, a garantire un’equa retribuzione ai lavoratori della cultura e a rafforzare la loro sicurezza sociale.
La Confederazione vorrebbe adattare il proprio sostegno alla cultura per tenere maggiormente conto delle fasi di lavoro precedenti e successive alla produzione. Vuole inoltre tenere in considerazione i nuovi formati di produzione e distribuzione digitali e ibridi. A tale proposito sta introducendo un deposito legale per i contenuti digitali presso la Biblioteca nazionale svizzera, la cui consultazione sarebbe gratuita.
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