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Per gli Stati l’iniziativa “No a una Svizzera da 10 milioni” va respinta senza controprogetto

Marco Chiesa
Il parlamentare ticinese Marco Chiesa. Keystone-SDA

Il Consiglio degli Stati ha respinto l'iniziativa dell'UDC "No a una Svizzera da 10 milioni", giudicando che le gravi ripercussioni economiche e la possibile disdetta degli accordi con l'UE superino i problemi legati all'immigrazione sollevati dal testo.

Senza sorprese, alla conclusione di un dibattito meno lungo rispetto a quello tenutosi al Nazionale nel settembre scorso, anche il Consiglio degli Stati ha respinto oggi l’iniziativa dell’UDC “No a una Svizzera da 10 milioni” per 29 voti a 9 e 6 astenuti.

Al pari della Camera del popolo, anche quella degli Stati non ha voluto saperne di controprogetti vari, non entrando nemmeno in materia – 29 voti a 15 – sulle proposte difese in aula da Petra Gössi (PLR, destra), Daniel Fässler (Centro) e Heidi Z’Graggen (Centro).

Per quest’ultimi era importante dare un’alternativa all’iniziativa visto il carattere estremamente emotivo del problema migratorio che trova orecchie sempre attente fra la popolazione. Nonostante l’appello di Fässler di non “giocare col fuoco”, la maggioranza ha considerato il controprogetto troppo vicino all’iniziativa e quindi portatore degli stessi difetti di fondo.

Il servizio del TG 20.00 della RSI del 15 dicembre 2025:

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L’esito del voto odierno sull’iniziativa era scontato: ad eccezione dell’UDC, tutti i gruppi parlamentari sotto il “Cupolone” hanno sostenuto che il testo dei democentristi, conosciuto anche come “iniziativa per la sostenibilità”, non risolverà affatto i problemi legati all’immigrazione ponendo un tetto massimo alla popolazione residente: se accolto alle urne, invece, condurrà dritti dritti alla disdetta degli accordi bilaterali con l’UE, con ripercussioni negative sul benessere della Svizzera, dovuto in larga parte alla manodopera estera, e la sua sicurezza.

Apriamo gli occhi

Ma per Marco Chiesa (UDC, destra conservatrice) è invece giunto il momento di aprire gli occhi. L’attuale immigrazione non è più sostenibile a suo avviso, tanto a livello di infrastrutture, che a livello sociale ed ambientale. Ogni anno, ha spiegato il ticinese, la Svizzera cresce in popolazione di una città grande come Lugano. A questi ritmi, il tetto di dieci milioni verrà raggiunto ben prima del 2050 come propone la nostra iniziativa: se solo nel 2000 eravamo poco più di 7 milioni, ora abbiamo superato quota nove milioni.

Le conseguenze, come fatto rimarcare anche da altri democentristi, si riassumo in crisi degli alloggi a prezzi accessibili, difficoltà per i giovani nella ricerca di un impiego, strade intasate, pressione sui salari. Insomma, in questo paese non funziona più niente, ha tuonato Werner Salzmann (UDC).

Per Mauro Poggia (MCG-UDC), contrariamente agli avversari dell’iniziativa, quest’ultima non è affatto estrema perché propone né più né meno di applicare l’articolo 121 della Costituzione sull’immigrazione di massa approvato dal popolo nel 2014 e mai applicato. Qui non si tratta, fra l’altro, hanno sottolineato diversi esponenti UDC, di non consentire l’immigrazione, bensì di prendere in mano la chiavi del nostro Paese decidendo chi può venire e chi no.

Non così

Per i contrari i problemi sollevati dai democentrsiti sono senz’altro in parte reali, ma non possono essere risolti semplicemente fissando un tetto massimo alla popolazione, che non farà che crearci solo più problemi di quanti promette di risolvere, tanto più che esistono già a livello legislativo misure per arginare l’immigrazione, come la preferenza indigena, o gli sforzi esperiti per sfruttare al massimo la forza lavoro, specie donne, interna al paese. Fra l’altro, non bisogna dimenticare la clausola di salvaguardia negoziata presente nei bilaterali III, ora in consultazione, che dovrebbe proteggerci dalle ripercussioni negative di un’eccessiva immigrazione.

Se per Daniel Jositsch (PS, sinistra) non bisogna inoltre ipotecare il futuro dei giovani, restringendo il loro margine di azione, per Pierre Yves-Maillard (PS) la Svizzera sta vivendo come altri Stati una crisi demografica profonda: senza immigrazione diventeremo un Paese di anziani. I problemi che l’UDC vorrebbe risolvere possono essere affrontati costruendo alloggi a pigione moderata, secondo Maillard, oppure garantendo per tutti salari dignitosi e buone condizioni di alloggio.

Un Paese felice, nonostante tutto

Ultimo a parlare prima dei voti finali, il consigliere federale Beat Jans, rispondendo a Salzamann, ha rammentato che in tutti sondaggi gli Svizzeri risultano essere il popolo più benestante, pacifico, e sicuro al mondo. Non sembra, a dirla tutta, che da noi non funzioni nulla, ha sottolineato il consigliere federale basilese.

Per il “ministro” socialista di giustizia e polizia, anche se accolta, l’iniziativa democentrista non farà diminuire l’immigrazione, come insegna la “Brexit”. Nel Regno Unito, ha sottolineato, il numero dei migranti è cresciuto e la situazione economica è peggiorata. I britannici stanno pagando un caro prezzo per l’uscita dall’UE, ha chiosato Jans.

Ciò potrebbe accadere anche da noi se dovessimo disdire l’Accordo sulla libera circolazione delle persone – conseguenza logica a suo avviso di un sì all’iniziativa – ha messo in guardia il consigliere federale, e i bilaterali I dovessero decadere a causa della clausola ghigliottina. Schengen e Dublino potrebbero anche essere disdetti dall’UE, poiché legati politicamente ai bilaterali I, con ripercussioni sulla sicurezza del Paese e un’esplosione dei costi nel settore dell’asilo perché non potremmo più allontanare quegli asilanti che hanno già inoltrato domanda di protezione in uno Stato UE.

In un frangente storico come quello che stiamo vivendo, abbiamo bisogno come il pane di relazioni stabili con i nostri vicini, ha spiegato l’esponente socialista in governo, come anche dell’immigrazione di forza lavoro per rispondere ai bisogni delle imprese e all’invecchiamento della popolazione. Fissare tetti massimi nella Costituzione, ci toglierebbe quella flessibilità che caratterizza le nostre relazioni con l’estero, pregiudicando il futuro delle generazioni a venire, ha concluso Jans.

Che cosa chiede l’iniziativa

Secondo l’iniziativa, prima del 2050 la popolazione residente permanente della Svizzera non può superare i 10 milioni di abitanti. Se superasse i nove milioni e mezzo di abitanti prima del 2050, per garantire il rispetto del limite di 10 milioni il Consiglio federale e l’Assemblea federale dovrebbero prendere provvedimenti a livello legislativo, riguardanti in particolare il settore dell’asilo e del ricongiungimento familiare. Alle persone ammesse provvisoriamente non sarebbe più accordato il diritto di soggiorno duraturo.

Se la popolazione residente permanente superasse il limite di 10 milioni prima o dopo il 2050, sarebbero necessarie altre misure di carattere legislativo. L’iniziativa chiede, per esempio, di denunciare diversi trattati internazionali che promuovono la crescita demografica: l’Accordo con l’UE e i suoi Stati membri sulla libera circolazione delle persone (ALC) dovrebbe essere denunciato dopo due anni dal primo superamento del limite se non fosse possibile negoziare o invocare alcuna clausola di eccezione o di salvaguardia.

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