Gli Stati vogliono che le banche aumentino i fondi propri e un rafforzamento della FINMA
La presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta Isabelle Chassot.
Keystone-SDA
Affrontando il rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) sul tracollo del Credit Suisse, il Consiglio degli Stati ha sostenuto lunedì tutti gli atti parlamentari che chiedono un aumento dei fondi propri per la banche e il rafforzamento della FINMA.
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Keystone-ATS
I voti sono caduti dopo tre ore circa di discussione sul rapporto della CPI sulla crisi del Credit Suisse e la fusione con UBS di cui la camera dei Cantoni ha presto atto.
Diversi “senatori” hanno lodato il lavoro della CPI, ribadendo che quanto accaduto, come sostenuto dalla commissione d’inchiesta, è imputabile agli errori della direzione e del CdA dell’ex grande banca.
Non sono tuttavia mancati rilievi critici nei confronti della FINMA, il cui comportamento è stato giudicato eccessivamente indulgente e accuse di avidità – Carlo Sommaruga (Partito socialista – PS) – nei confronti di un management che nel corso degli anni si è versato bonus miliardari a fronte di una situazione finanziaria difficile.
Anche la presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter, ha sottolineato la completezza e profondità del rapporto pubblicato dalla CPI e le sue preziose conclusioni. Per la “ministra” delle finanze, che ha ammesso la propria rabbia per quanto accaduto dopo la crisi di UBS a causa dei mutui subprime nel 2008, ora è il momento di imparare la lezione per evitare che qualcosa di simile si ripeta in futuro.
La crisi di una banca non deve diventare una minaccia per un Paese, ha affermato. Per la presidente della CPI, Isabelle Chassot (Centro), dobbiamo preparare la Svizzera alla prossima crisi. Tutte le autorità devono lavorare nelle stessa direzione per “affrontare la nuova situazione, ovvero l’esistenza di un’unica banca sistemica globale – UBS – nel nostro Paese”, un punto quest’ultimo evocato anche da diversi oratori di sinistra.
FINMA
Dopo la discussione generale è venuto il momento della verità, ossia di trasporre in atti concreti i buoni propositi della CPI. Come prima misura, il plenum intende rafforzare il ruolo della FINMA: la vigilanza sulla revisione contabile delle grandi banche dovrebbe essere centralizzata sotto l’autorità di questa istanza. La FINMA dovrebbe inoltre essere in grado di applicare efficacemente le proprie decisioni.
In linea di principio, dovrebbe essere in grado di riferire su tutti i procedimenti contro le banche di rilevanza sistemica. La FINMA dovrebbe inoltre poter infliggere delle multe alle grandi banche e ordinare loro di effettuare una pianificazione precoce del capitale. Il Consiglio federale si è detto d’accordo con la proposta, mentre l’UDC ha cercato invano di eliminare l’aspetto riguardante le ammende.
Fondi propri
Un’altra misura consiste nel limitare la concessione di agevolazioni sul capitale e sulla liquidità alle grandi banche, ciò che proprio la FINMA ha fatto per la prima volta nel 2019 a vantaggio di Credit Suisse.
Isabelle Chassot ha sottolineato che tale “filtro normativo” ha aumentato artificialmente il capitale proprio della banca, mascherando i problemi dell’istituto di credito. Per Chassot non si tratta di vietare completamente eventuali allentamenti, ma simili filtri devono essere trasparenti e limitati nel tempo, proprio ciò che “che non è avvenuto per Credit Suisse”.
Su questo punto Keller-Sutter ha espresso alcune riserve poiché, a parere del governo, un’autorità di vigilanza ha bisogno di un margine di discrezionalità per decidere se inasprire o allentare le proprie regole.
Il plenum ha poi sostenuto quasi all’unanimità due mozioni e sei postulati che riguardano vari aspetti della regolamentazione bancaria; si va dalla gestione del rischio alla BNS, dalla questione dei bonus dei manager, al potere conferito agli azionisti. Queste misure si sovrappongono in parte a quelle proposte dal Consiglio federale nel suo rapporto sulle banche. Il dossier va al Nazionale.
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