Critiche contro la giustizia svizzera, Berna interviene a Washington
Tra i tre cittadini svizzeri nel mirino della commissione statunitense vi è l'ex procuratore generale della Confederazione Michael Lauber.
Keystone / Peter Schneider
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) è intervenuto "ad alto livello" presso le autorità statunitensi, esprimendo il suo "disaccordo" per le dichiarazioni di una commissione che aveva criticato il funzionamento del sistema giudiziario svizzero.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
La Svizzera è uno Stato di diritto in cui viene rispettata la separazione dei poteri, ha sottolineato il DFAE all’agenzia stampa Keystone-ATS, commentando la notizia anticipata dal Tages–Anzeiger in merito all’intervento diplomatico della Confederazione
Una settimana fa, la commissione Helsinki, un organismo indipendente del Congresso e del Governo statunitensi, il cui scopo ufficiale è di promuovere i diritti umani, la sicurezza militare e la cooperazione economica in 57 paesi in Europa, Asia e America settentrionale, aveva chiesto alle autorità svizzere di sanzionare tre cittadini elvetici, fra cui l’ex procuratore generale della Confederazione Michael Lauber, in relazione a una vicenda fiscale con la Russia.
Nel mirino della commissione vi è anche l’ex procuratore federale Patrick Lamon e un esperto di Russia dell’Ufficio federale di polizia (fedpol).
Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) e Michael Lauber avevano respinto seccamente le critiche.
La Commissione Helsinki accusa i tre svizzeri di aver aiutato russi sanzionati ad accedere a fondi congelati in Svizzera e di aver accettato regali e viaggi da funzionari e oligarchi russi.
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La richiesta di sanzioni è stata avanzata in base al “Magnitsky Act”, una legge che limita la libertà di movimento e congela i beni negli Stati Uniti di persone ed enti accusati di violazione dei diritti umani.
Vicenda Magnitsky
Il congelamento dei fondi russi nella Confederazione, del valore di 18 milioni di franchi, risale all’inizio degli anni 2010 nell’ambito della vicenda Magnitsky. L’MPC aveva interrotto un procedimento per riciclaggio di denaro nel 2021, che era stato avviato nel 2011, in relazione a una frode fiscale in Russia da 230 milioni di dollari (203,6 milioni di franchi al cambio attuale) e voleva confiscare solo quattro dei 18 milioni. Non era stato possibile dimostrare l’esistenza di un legame tra alcuni dei beni confiscati in Svizzera e il reato commesso in Russia, aveva spiegato la procura federale.
La Commissione Helsinki accusa le persone coinvolte nel caso all’epoca di aver agito ingiustamente a favore dei russi sanzionati. L’MPC “ha ripetuto alla lettera la dichiarazione ricevuta dal Governo russo” per giustificarsi, aggiunge il documento dell’organismo americano.
L’avvocato Sergei Magnitsky era consulente della società londinese Hermitage Capital in Russia, cofondata da Bill Browder. Il legale è morto in una prigione di Mosca nel novembre 2009, dopo aver denunciato un anno prima un vasto schema finanziario da 230 milioni di dollari che, a suo dire, era stato orchestrato dalla polizia russa e da funzionari del fisco a danno del suo datore di lavoro e dello Stato russo.
Non è la prima volta che dagli Stati Uniti giungono pesanti attacchi alla Svizzera. L’analisi dello storico Sacha Zala:
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