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Industria metalmeccanica svizzera in forte calo

Industria metalmeccanica in frenata.
Foto d'archivio che ritrae l'interno dell'industria Studer AG nel canton Berna. © Keystone / Christian Beutler

Pesante battuta d'arresto in estate per l'industria metalmeccanica ed elettrica svizzera (MEM). Nel periodo luglio-settembre le vendite sono crollate del 7,4% rispetto all'anno precedente, mentre le nuove commesse sono scese del 14,7%. Lo indica in una nota odierna l'associazione di categoria Swissmem.

“La tendenza al ribasso nell’industria svizzera MEM è proseguita senza sosta anche nel terzo trimestre del 2019”, rileva Swissmem, precisando che nel corso dei primi nove mesi del 2019 i nuovi ordinativi sono diminuiti del 13,2% per il quinto trimestre consecutivo, il fatturato del 3,7% e le esportazioni dell’1,4%.

Il crollo delle nuove commesse è attribuibile quasi esclusivamente agli ordini provenienti dall’estero, che rappresentano circa l’80% del volume. Le regioni di vendita dell’Asia (-3,5%) e dell’Unione europea (-1,7%) hanno registrato un calo delle esportazioni, mentre quelle verso gli Stati Uniti hanno invece proseguito la crescita (+4,1%).

In un ambiente incerto, ritiene l’organizzazione di settore, i clienti dell’industria MEM stanno facendo meno investimenti importanti – ad esempio l’acquisto di nuovi macchinari – concentrandosi maggiormente sul mantenimento delle risorse produttive esistenti.

Futuro grigio

Il futuro per l’industria metalmeccanica è tuttavia grigio e attualmente sono pochi i segnali a favore di una rapida inversione di tendenza. Sebbene a metà 2018 le commesse si situassero ancora a un livello relativamente alto, nel giro di quindici mesi il loro volume ha subito una contrazione del 27%.

Ecco altri dettagli nel servizio del Tg:

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Occupazione non toccata

L’evoluzione negativa, per il momento, non ha intaccato l’occupazione nel settore, che nel corso del primo semestre ha visto gli effettivi aumentare di 5000 unità a 325’000 posti di lavoro. Tuttavia, avverte l’organizzazione, nel corso dell’anno si è registrata una significativa riduzione dell’utilizzo delle capacità produttive e “non deve quindi sorprendere che il numero di aziende che hanno introdotto l’orario di lavoro ridotto inizia a crescere in modo significativo”.

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