Crimini contro l’umanità, a giudizio in Svizzera ex ministro del Gambia
Sonko, comandante della guardia presidenziale gambiana nel 2003 e poi ministro dell'interno tra il 23 ottobre 2006 e il 19 settembre 2016, si è rifugiato nel novembre 2016 in Svizzera.
Keystone / Karl Mathis
Ousman Sonko, ex Ministro degli Interni del Gambia, sarà deferito davanti al Tribunale penale federale (TPF) per crimini contro l'umanità. Il Ministero pubblico della Confederazione ha presentato le accuse contro il politico dopo un'istruzione durata oltre sei anni.
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tvsvizzera.it/fra con Keystone-ATS
I fatti risalgono al periodo 2000-2016. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) contesta a Sonko di aver sostenuto e partecipato alla politica repressiva messa in atto dal presidente Yahya Jammeh, che aveva come bersaglio in particolare oppositori politici, giornalisti e presunti golpisti e che ha comportato il ricorso sistematico a torture, stupri, esecuzioni extragiudiziali, detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate.
Il MPC renderà note le proprie conclusioni in sede di dibattimento dinanzi al TPF a Bellinzona. Per l’imputato vale la presunzione di innocenza fino al passaggio in giudicato della sentenza. La data della sentenza sarà ancora da stabilire. Ciò che è sicuro è che il processo si terrà in tedesco, idioma con il quale ha preso il via il procedimento.
Domande respinte
Sonko, comandante della guardia presidenziale gambiana nel 2003 e poi ministro dell’interno tra il 23 ottobre 2006 e il 19 settembre 2016, si è rifugiato nel novembre 2016 in Svizzera. Il 26 gennaio 2017 è stato arrestato a Lyss (nel Canton Berna), dove soggiornava in un centro di transito per richiedenti asilo, su denuncia di “Trial International”, l’organizzazione non governativa con sede a Ginevra che si occupa di lottare contro l’impunità per crimini internazionali. Da allora, la sua detenzione preventiva è stata regolarmente prolungata. Le sue numerose richieste di rilascio sono per ora tutte state respinte dalle più alte autorità giudiziarie del Paese.
Nel suo comunicato stampa, il MPC sottolinea che la particolarità di questo procedimento sta proprio nella responsabilità dell’imputato, che non deriva unicamente dalle sue azioni personali. Il 54enne è infatti anche accusato di essere responsabile di atti di tortura commessi dalle forze di polizia e dal personale carcerario a lui sottoposti, oppure da gruppi ad essi legati, sotto il regime del presidente Yahya Jammeh.
Dal 2011, circa 90 casi in materia di diritto penale internazionale sono stati sottoposti all’MPC. La maggior parte dei procedimenti si sono conclusi con l’archiviazione. Il 1° giugno, la Corte d’appello del TPF emetterà il suo verdetto nel procedimento – avviato proprio dal MPC – contro l’ex comandante liberiano Alieu Kosiah, condannato a 20 anni di carcere per crimini di guerra.
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