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Credit Suisse, 500 investitori asiatici fanno causa alla Svizzera

credit suisse
Keystone-SDA

Oltre 500 investitori di Singapore, Giappone e Hong Kong hanno avviato una causa di risarcimento contro la Svizzera.

In qualità di detentori di obbligazioni Credit Suisse AT1, cancellate nell’ambito dell’acquisizione della banca da parte di UBS, chiedono un risarcimento per le perdite subite.

Nell’ambito di un procedimento di arbitrato gli investitori rivendicano circa 250 milioni di dollari (226 milioni di franchi), ha indicato oggi lo studio legale Drew & Napier di Singapore, stando a quanto riferisce l’agenzia francese AFP. La Confederazione è accusata di aver violato i trattati bilaterali di investimento con vari paesi.

Oggetto del contendere sono le famose obbligazioni AT1: l’autorità di vigilanza finanziaria FINMA aveva azzerato il loro valore, pari a circa 16 miliardi di franchi, quando il 19 marzo 2023 UBS annunciò di rilevare Credit Suisse, nell’ambito di un’operazione orchestrata dal Consiglio federale – su pressione internazionale – al di fuori dell’ordinamento giuridico vigente, in base al diritto di necessità e con il ricorso ad ampissime garanzie statali. Una mossa che aveva provocato un terremoto sui mercati, generando forti perdite per gli investitori.

Nati sulla sia della crisi finanziaria del 2008, gli AT1 (Additional Tier 1) sono titoli di debito emessi dalle banche che appartengono alla categoria di strumenti finanziari definiti come “strumenti di patrimonializzazione” (o “strumenti di capitale ibrido”), dalle norme internazionali di Basilea III volte a migliorare la solidità degli istituti e a scongiurare tracolli. Si tratta di titoli a rendimento più elevato di altri, perché esposti a rischi maggiori: in caso di un evento scatenante, come un salvataggio statale, gli AT1 possono infatti prevedere clausole di “write-off” (cioè di cancellazione contabile) o di conversione in azioni. Nel marzo 2023 la Finma aveva affermato che l’acquisizione di CS da parte di UBS rappresentava appunto uno degli eventi che permettevano la cancellazione del debito.

Nel caso di Credit Suisse molti investitori si aspettavano probabilmente una conversione in azioni CS (il cui valore è crollato, ma è rimasto reale: sono poi state scambiate con titoli UBS in rapporto di 22,48 a 1), non però un azzeramento. Concretamente agli occhi di non pochi operatori è apparso poco usuale il fatto che nell’ambito di una crisi d’impresa l’obbligazionista si sia trovato in posizione peggiore dell’azionista.

Diversi investitori stanno quindi cercando di recuperare il denaro mettendo sul banco degli accusati la Svizzera. Quello annunciato oggi è un filone asiatico: sono stati fatti i primi passi sulla base di trattati bilaterali sugli investimenti tra i paesi e la Confederazione, di modo da poter avviare una procedura di arbitrato, ha indicato lo studio legale. Le parti dovranno ora avviare negoziati nei prossimi sei mesi per cercare di risolvere la controversia in via amichevole, ha argomentato Mahesh Rai di Drew & Napier.

Secondo la società di Singapore – attiva fin dal 1889 – in base ai trattati la Svizzera è tenuta a tutelare i diritti degli investitori e a garantire loro un trattamento equo. Omni Bridgeway, una società che fornisce servizi di finanziamento e di risoluzione delle controversie, ha stipulato un accordo con gli investitori per coprire i costi del procedimento, in cambio di una quota dei risarcimenti che saranno recuperati.

Drew & Napier sta incoraggiando fortemente altri interessati con residenza a Singapore, Giappone e Hong Kong ad aderire alla causa. Lo studio sta cercando anche di avviare un procedimento per gli investitori in Thailandia e nelle Filippine, “molti dei quali continuano a manifestare interesse per l’azione che stiamo portando avanti”, si legge nella nota citata dall’AFP.

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