Molti Paesi sono seriamente preoccupati dall'arrivo di viaggiatori dalla Cina dopo la fine dello "zero Covid". Berna però segue le indicazioni dell'UE. Secondo il professore di Igiene all'Università Cattolica Walter Ricciardi si tratta di una "strategia cinese disastrosa".
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tvsvizzera.it/fra
Un numero di contagi quotidiani probabilmente vicino al milione e almeno 5’000 morti al giorno. Secondo alcuni analisti, in Cina gli ospedali sono sovraccarichi e i residenti faticano a trovare i farmaci di base dopo la fine della politica “zero Covid”. I cinesi possono ora tornare a viaggiare e questo sta inquietando i governi di diversi Paesi, ma non di quello svizzero.
Svizzera allineata all’UE
Il consigliere di Stato ginevrino Mauro Poggia ha affermato mercoledì ai microfoni della Radiotelevione svizzera di lingua francese che auspicherebbe che anche in Svizzera i viaggiatori in arrivo dalla Cina siano testati, come si è ripreso a fare anche in Italia. Preoccupato dalle nuove varianti di SARS-CoV-2, Poggia solleciterà Berna sul tema, ma al momento la Confederazione non è intenzionata ad applicare restrizioni.
La Segreteria di stato per la migrazione ha dichiarato ai colleghi di lingua tedesca che la Svizzera sta seguendo le misure dell’UE e al momento non sono in discussione misure speciali. L’Ufficio federale della sanità pubblica ha da parte sua affermato che sta monitorando la situazione e che, se dovesse rendersi necessario, potranno essere adottate misure appropriate al confine in base alla legge sulle epidemie.
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Coordination of national responses to serious cross border threats to health is crucial.
Da giovedì 29 dicembre via ai tamponi negli aeroporti italiani fino al 31 di gennaio. Chi entra in Italia dalla Cina dovrà presentare la certificazione di essersi sottoposti, nelle 72 ore antecedenti l’ingresso, ad un test molecolare, o, nelle 48 ore antecedenti, ad un test antigenico.
In caso di positività vi è l’obbligo di sottoporsi immediatamente al test molecolare per il sequenziamento e isolamento con test finale.
Oltre all’Italia, anche Stati Uniti, Giappone, India, Corea del Sud e Taiwan impongono o imporranno a partire dai prossimi giorni i test Covid-19 ai passeggeri degli aerei in arrivo dalla Cina. Un’attitudine che riflette la preoccupazione globale che possano emergere nuove varianti del virus e che il governo cinese possa non informare il resto del mondo abbastanza rapidamente.
Finora non sono state segnalate nuove varianti, ma visti i precedenti c’è chi teme che la Cina non condivida i dati su eventuali segni di evoluzione dei ceppi che potrebbero innescare nuovi focolai altrove. Il portavoce del Ministero degli esteri cinese ha tuttavia assicurato la scorsa settimana che la “Cina ha sempre condiviso le informazioni responsabilmente con l’OMS”.
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I cinesi tornano a viaggiare
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Milioni di cinesi, ora che non c’è più l’obbligo di quarantena, torneranno a viaggiare, anche se l’altissimo numero di contagi fra la popolazione cinese preoccupa molti Paesi.
“Un errore dietro l’altro, disastrosa”. Il professore di Igiene all’Università Cattolica Walter Ricciardi sulle pagine della Stampa ha criticato aspramente la strategia anti-covid cinese: “I vaccini cinesi, Cansino e Sinovac, non sono risultati efficaci come quelli occidentali. Se nella prima fase hanno dato un apporto, poi non hanno retto all’ondata di Omicron. Oltre alla sottovalutazione delle nuove varianti ha privilegiato la vaccinazione dei giovani in età da lavoro e non delle fasce più vulnerabili. Non sapremo mai i numeri delle vittime, ma sono probabilmente terribili”. Secondo il professore, rinunciare ora alle chiusure sarebbe “un altro errore. Probabilmente hanno pensato che contro Omicron risultano insufficienti. Dovrebbero comprare i vaccini occidentali. Non vogliono farlo per ragioni politiche”.
I milioni di contagi favoriranno inoltre la proliferazione di nuove varianti? “Il rischio esiste – sostiene Ricciardi – Una variante più contagiosa di Omicron è difficile. Il pericolo è che ne nasca una più patogenica”.
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