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Covid in casa anziani, niente omicidio colposo

Un anziana signora
Il caso dovrebbe così approdare in un'aula di tribunale. Keystone / Elia Bianchi

La procura ticinese ha emanato tre decreti d’accusa nei confronti di altrettante persone attive con ruoli dirigenziali nella casa anziani Circolo del Ticino di Sementina, in relazione all’inchiesta avviata per la diffusione del coronavirus nella struttura, fra marzo e aprile 2020, durante la prima ondata di diffusione del Covid-19 in Ticino.  

L’inchiesta, comunica martedì il ministero pubblico, è stata chiusa e i decreti sono quindi stati emessi, si legge in un comunicato, “sulla scorta di una minuziosa ricostruzione dei fatti, di numerosi interrogatori e dopo aver analizzato la documentazione raccolta presso l’Ufficio del medico cantonale e quella acquisita in corso d’istruttoria”.

I tre sono accusati di ripetuta contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano, questo per il mancato rispetto di alcune direttive, istruzioni e raccomandazioni emanate dalle autorità competenti per impedire la propagazione del virus SARS-CoV-2. Cade l’ipotesi di omicidio colposo, come prospettato inizialmente.

La vicenda finirà in aula penale

Nei tre decreti di accusa viene proposta una multa con accollo di tassa e spese giudiziarie. Le parti, è emerso nel corso del pomeriggio, molto probabilmente si opporranno al decreto. Il caso dovrebbe così approdare in un’aula di tribunale.

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La posizione del Municipio di Bellinzona

Il Municipio di Bellinzona ha diffuso martedì un comunicato stampa nel quale dichiara di aver “preso atto della comunicazione del Ministero pubblico in relazione all’emanazione di tre decreti d’accusa a carico di due collaboratori ed un ex collaboratrice della Casa anziani di Bellinzona -Sementina in conseguenza della diffusione del Covid in queste strutture”. “Rilevato – prosegue il comunicato – che gli stessi non contemplano il reato più grave prospettato a suo tempo, ovvero quello di omicidio colposo, si osserva che per gli altri reati di carattere contravvenzionale i legali dei diretti interessati hanno già fatto sapere di voler presentare opposizione non condividendo le conclusioni del MP, ragione per cui il procedimento risulta tutt’ora aperto e, di conseguenza, si rivela del tutto prematuro trarre delle conclusioni”.

La presa di posizione dell’Adicasi

L’Associazione dei direttori delle Case per Anziani della Svizzera Italiana (ADiCASI), dal canto suo, ha reso noto che “pur non entrando nel merito della vicenda, riconosce che l’esclusione dell’accusa di omicidio colposo toglie alle strutture per anziani ticinesi un peso che ha gravato per molti mesi sulle coscienze e le scelte di chi si è trovato ad affrontare un virus completamente sconosciuto”. “Pur nel più profondo rispetto delle sofferenze generate dalla pandemia a residenti e famigliari – si legge nel comunicato – le notizie odierne simbolicamente chiudono il periodo più difficile per le case anziani del nostro cantone. Due anni durissimi durante i quali le paure legate al virus, l’applicazione di rigide misure sanitarie e chiusure hanno messo a dura prova le direzioni, i collaboratori e i residenti delle strutture, come recentemente evidenziato anche dai risultati di uno studio commissionato dall’Ufficio federale della sanità pubblica”.

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