L’UDC propone di contenere l’esplosione dei costi sanitari con limitazioni nel settore dell’asilo

L’Unione democratica di centro propone nuove misure per contenere i costi sanitari, puntando in particolare su franchigie più alte per immigrate e immigrati anziani e prestazioni limitate per le e i richiedenti l'asilo.
Franchigie in funzione dell’età degli immigrati e prestazioni limitate nel settore dell’asilo: l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ha presentato martedì un documento programmatico per contenere l’aumento dei costi sanitari che pone l’accento sulla popolazione straniera.
Non mancano però provvedimenti in altri ambiti, anche già adottati su spinta di deputati democentristi. Il partito conservatore in una conferenza stampa tenutasi martedì mattina a Berna ha schierato vari consiglieri nazionali membri della Commissione della sicurezza sociale e della sanità.
Le premesse sono note: i costi sanitari conoscono un'”esplosione permanente”. Per il sistema sanitario ogni anno si spendono circa 94 miliardi di franchi. Nel 2000 questa cifra era ancora di 40 miliardi. “In 25 anni i costi sanitari sono quindi più che raddoppiati”, ha deplorato Thomas de Courten, citato nella documentazione pubblicata in concomitanza con la conferenza stampa. Molte famiglie non sanno più come pagare i premi, ha aggiunto la vicepresidente del partito nazionale Céline Amaudruz.
L’UDC denuncia gli effetti perversi del trend per la classe media. Quest’ultima, “che lavora e si assume le proprie responsabilità personali, è doppiamente penalizzata nell’attuale sistema, poiché paga i premi di tasca propria e finanzia inoltre con le proprie imposte le riduzioni dei premi per gli altri e le casse malati gratuite per i profittatori dell’asilo provenienti da tutto il mondo”.
Agire sui “profittatori”
Chi sono questi “profittatori”? I beneficiari del ricongiungimento familiare (secondo l’UDC oggi tre immigrati dall’UE su 10 arrivano in Svizzera a questo titolo), le e i richiedenti l’asilo (oltre 500’000 domande depositate tra il 2000 e il 2024, sempre stando alla documentazione pubblicata dal partito) e i “circa 70’000 ucraini con statuto S”. Tutte queste persone “hanno immediatamente diritto a tutte le prestazioni, senza aver precedentemente versato alcun premio”, ha fatto notare de Courten. Ciò vale anche per richiedenti l’asilo respinti e tenuti a lasciare il Paese, ha aggiunto il deputato di Basilea Campagna.
Tra i provvedimenti auspicati dai democentristi che riguardano queste categorie di persone figura una franchigia legata all’età: più una persona è anziana al momento del suo arrivo in Svizzera, più la sua franchigia minima dev’essere elevata. Il partito auspica anche prestazioni limitate per le persone che fanno capo al settore dell’asilo. Le e i richiedenti devono avere diritto solo a quelle mediche indispensabili, ossia alle cure di base in caso di malattia acuta o di emergenza. Non dev’essere consentita la “lussuosa libertà di scelta di medici, ospedali o terapie”.
L’UDC vuole ad esempio anche che i premi delle e dei richiedenti l’asilo siano finanziati con le imposte, dunque senza oneri per le casse malattia, ciò che permetterebbe di alleggerire i premi. Certo, riconosce il partito, ciò non porrebbe fine al problema della ridistribuzione, ma non andrebbe più a discapito di chi paga i premi. La consigliera nazionale Diana Gutjahr ha depositato una mozione in questo senso lo scorso settembre. Il Consiglio federale ne raccomanda la bocciatura.
Più responsabilità individuale
Lo spettro delle misure raccomandate dal partito va comunque al di là della migrazione. In uno spirito di responsabilità individuale, il documento programmatico cita ad esempio l’aumento della franchigia minima, promossa in parlamento da Gutjahr e dalla consigliera gli Stati Esther Friedli con due mozioni identiche. La proposta è stata adottata dalle Camere.
Un altro provvedimento è l’introduzione di un nuovo modello assicurativo con un onere contributivo ridotto, che l’UDC chiama “modello di assistenza di base”: gli assicurati, su base volontaria, avrebbero la possibilità di organizzare la propria assistenza sanitaria con un premio più basso. Il modello si rivolge in particolare alle persone che sono disposte ad accettare restrizioni nella scelta delle cure mediche in cambio di premi più bassi.
Altre misure mirano ad esempio a ridurre la burocrazia nella sanità, a contratti pluriennali tra assicurato e cassa malattia, al coordinamento della medicina di punta a livello nazionale, e a un allentamento dell’obbligo di contrarre.
Imparare da Singapore
Infine l’UDC consiglia d’ispirarsi al modello di finanziamento delle cure sanitarie adottato a Singapore, Paese con un sistema sanitario tra i migliori al mondo. Nello Stato insulare i costi pro capite sono quasi tre volte inferiori a quelli nella Confederazione.
Il modello di Singapore prevede che tutti i residenti versino ogni mese, insieme al proprio datore di lavoro, una percentuale fissa del proprio stipendio su un conto sanitario individuale, analogamente alla previdenza professionale in Svizzera. Su questo conto vincolato si accumula nel corso degli anni un patrimonio che viene utilizzato per il trattamento di problemi di salute “generali”. Per coprire i rischi importanti, come i ricoveri ospedalieri costosi, esiste inoltre un’assicurazione contro i rischi elevati.

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