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“Il consumo moderato di alcol non va demonizzato”

bicchiere di vino rosso
Un bicchiere di rosso con i pasti? Sì, grazie. Keystone-SDA

Anche un solo bicchiere di vino al giorno è di troppo? Il consumo moderato non va demonizzato, sostiene Christian Wolfrum, professore al Politecnico federale di Zurigo (ETHZ), che sottolinea la difficoltà di studiare veramente gli effetti dell'alcol.

“Insegno scienze dell’alimentazione all’ETH e da anni mi oppongo alla interpretazione eccessiva degli studi nutrizionali: ciò include anche il consumo di alcol, afferma l’esperto in un’intervista pubblicata oggi dall’Aargauer Zeitung (AZ). “Vi sono affermazioni basate su ricerche i cui risultati non consentono di trarre determinate conclusioni. È diverso per gli studi farmaceutici, dove gli effetti di un preparato possono essere facilmente testati. Non è così per la ricerca sulla nutrizione: nel caso dell’alcol, ad esempio, esistono molti studi di coorte individuali in cui vengono confrontati gruppi che bevono o no. Il problema è che questo produce un numero di bias, cioè di sono errori sistematici che portano alla distorsione dei risultati degli studi”.

“Agli studenti lo spiego come segue: per quanto riguarda il consumo di pesce, gli studi hanno dimostrato che i gruppi con un elevato consumo hanno meno attacchi cardiaci. Da ciò viene dedotto che mangiare pesce protegge dagli attacchi di cuore. Poi mostro agli studenti il grafico successivo: in una società che consuma più cioccolato ci sono più premi Nobel. Da questa correlazione statistica si potrebbe concludere che il cioccolato rende più intelligenti: ma non si tratta di una relazione causale. Ci sono sempre molti bias, praticamente impossibili da eliminare”.

In materia di studi sull’alimentazione vi sono tante distorsioni di questo tipo. “Se gli intervistati dichiarano di mangiare carne solo una volta alla settimana, in realtà potrebbero mangiarla quattro volte. Questo fenomeno è noto come overreporting. Nel caso dell’alcol, a volte c’è un errore fino al 75%, perché magari le persone si vergognano, perché vogliono fare bella figura o perché c’è una pressione sociale a bere meno alcol”. C’è poi un problema con l’astinenza: chi non beve una goccia viene contrapposto a chi beve in modo moderato, ma magari chi oggi è astemio un tempo beveva di più ed era malato, con la conseguenza che il gruppo di chi non tocca il bicchiere oggi appare avere condizioni di salute peggiori.

Non esistono studi perfetti

“Se si eliminano queste distorsioni e se si è consapevoli di esse di solito non rimane molto delle affermazioni”, argomenta il 52enne. “Nella scienza si ha un’ipotesi e si fa un esperimento che la provi o la confuti. Per ragioni pratiche questo non può essere fatto con il consumo di alcol e non è stato fatto finora. Per questo motivo è importante effettuare meta-analisi di diversi studi. Un esempio interessante è una meta-analisi del 2022, che è giunta alla conclusione che il consumo moderato di alcol ha un effetto positivo su 49 malattie e negativo su 25 in 140 patologie esaminate, come ictus, demenza e altre”.

Ma quindi – chiede il giornalista dell’AZ – non esiste uno studio perfetto sull’alcol? “No”, risponde l’intervistato. “Bisognerebbe condurre una ricerca in cui un gruppo beve deliberatamente vino regolarmente e confrontarlo con un gruppo che non beve alcolici. Nel 2018 è stato condotto uno studio di questo tipo, ma purtroppo è stato interrotto dopo tre mesi perché l’insorgenza del cancro non era inclusa nel progetto dello studio. Ma l’effetto del tumore può essere misurato solo con un numero estremamente elevato di soggetti, il che non è fattibile per ragioni pratiche e finanziarie. La situazione è più semplice nel caso delle malattie cardiovascolari”.

L’alcol viene quindi demonizzato? “Sembra di sì, se si guardano gli articoli dei media. È esattamente quello che è successo alla carne per un certo periodo: i media ne hanno parlato come della prima causa di morte. Poi è uscito un importante studio che ha concluso che gli effetti di una dieta vegetariana erano statisticamente indistinguibili da quelli di una dieta a basso consumo di carne. Qualcosa di simile si può ora osservare con l’alcol”.

L’alcol è una tossina, ma…

Però diversi studi, anche recenti, affermano che l’alcol è una tossina per le cellule, che colpisce tutti gli organi del corpo. “Quasi tutte le sostanze sono citotossine, perché le cellule sono molto sensibili al loro ambiente. In grandi quantità, l’alcol è certamente una citotossina. Ma non ci sono dati sul fatto che quantità molto piccole nel sangue possano già essere considerate citotossiche. Se si mette l’alcol su una cellula in coltura in laboratorio, le cellule muoiono, ma lo stesso vale per altre sostanze. Ad esempio se si applicano dosi elevate di vitamina C alle cellule, queste muoiono. Nessuno però definirebbe la vitamina C come un veleno per le cellule. Quindi, come sempre, è tutta una questione di quantità”.

“Con l’alcol c’è anche il problema della dipendenza”, prosegue il docente con studi in Germania e negli Stati Uniti. “Ma non sono d’accordo con l’affermazione che ogni bicchiere è già troppo. Allo stesso tempo, non consiglierei di bere un bicchiere di vino al giorno per motivi di salute”.

Esiste una meta-analisi pubblicata nel dicembre 2024 dall’Accademia nazionale americana delle scienze, dell’ingegneria e della medicina su incarico del Congresso degli Stati Uniti che mostra che la mortalità è leggermente inferiore se si beve un po’ di alcol. “Dai dati di questo studio si può concludere che il consumo moderato è associato a un effetto positivo sulle malattie cardiovascolari e a un effetto negativo sul cancro al seno femminile. Ma anche questi effetti sono appena rilevabili e dipendono dall’individuo”.

“Se si esaminano i numerosi studi sembra che il consumo moderato di alcol sia correlato a effetti positivi sulle malattie cardiovascolari: la ricerca dell’Accademia nazionale americana citata può confermare queste conclusioni”, insiste lo specialista professore dal 2017. “Io non mi pronuncerei però ancora su un effetto positivo causale. L’effetto positivo potrebbe derivare anche dal fatto che le persone che bevono vino sono spesso più rilassate: forse è l’effetto di rilassamento a proteggere dall’infarto e non il vino in sé”.

“È ovvio che esiste anche un problema di dipendenza”, puntualizza l’esperto. “L’alcol è facile da ottenere e può essere una droga, questo è indiscutibile. Cominciare a bere può essere pericoloso e portare a un consumo eccessivo”, sottolinea. “È una linea sottile. Ma qui stiamo parlando di dipendenza, non sono uno specialista. Io parlo di un consumo moderato. Ci sono invece sicuramente persone che sottovalutano il loro consumo e si danneggiano di conseguenza”, mette in guardia Wolfrum.

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