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Non è trasparenza senza i nomi dei finanziatori

Veduta aerea di una sala parlamentare con grosso dipinto a tema alpino dietro lo scranno del presidente
Per la sessione autunnale, il Parlamento elvetico è rientrato nella sua sede abituale, dotata nel frattempo di pannelli in plexiglas. Keystone / Anthony Anex

L'iniziativa popolare 'Per più trasparenza nel finanziamento della politica', che vuole costringere i partiti a rendere nota l'origine di ogni donazione superiore a 10'000 franchi, potrebbe essere sottoposta al voto popolare senza alternative. Il Consiglio nazionale (camera bassa del Parlamento svizzero) ha bocciato giovedì il controprogetto indiretto elaborato dalla Commissione istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (camera alta).

L’iniziativa prevede non soltanto che i partiti politici presentino ogni anno bilancio, conti e origine delle donazioni di una certa entità, ma anche che privati o comitati che spendono oltre 100’000 franchi (circa 93’000 euro) per una campagna rendano pubblico l’ammontare del budget e i versamenti più generosi incassati.

La versione approvata lo scorso dicembre dagli Stati –che hanno bocciato l’iniziativa in sé, ma ne avrebbero voluto mantenere i principi- era meno esigente: portava a 25’000 franchi per le donazioni e 250’000 franchi per le campagne la soglia oltre la quale gli attori politici sarebbero stati tenuti a fare chiarezza.

Al vaglio del Nazionale, tuttavia, il controprogetto è stato ulteriormente allentato fino ad essere respinto da entrambi gli schieramenti, pur se per ragioni opposte. Netto il responso: 168 voti contrari contro 18 favorevoli e 9 astensioni. In sostanza, solo parte del Partito liberale-radicale (PLR, centro destra) ha dato il via libera.

Questione di anonimato

La sinistra e i verdi liberali, che sostengono l’iniziativa popolare ‘Per la trasparenza’, erano inizialmente disposti a fare un passo verso gli Stati, ma delusi dalle modifiche apportate dal Nazionale -in particolare, il rifiuto di inserire l’obbligo di rivelare i nomi dei donatori- hanno preferito rigettare il controprogetto. Ci sono stati contrasti anche sulle modalità dei controlli.

Obiettivo invece raggiunto per l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), contraria all’iniziativa e decisa ad affossare l’intero dossier già nel corso del dibattito di entrata in materia sul controprogetto indiretto. I democentristi hanno parlato di “pseudo-trasparenza”, “mostro burocratico” e attacco alla sfera privata: a loro avviso, una normativa in questo campo servirebbe a poco o nulla e non interessa agli elettori.

Il campo rosso-verde ha da parte sua evocato dei sondaggi che dicono che tre svizzeri su quattro vorrebbero più trasparenza sui finanziamenti della politica e ritiene che una democrazia che pretende di essere fra le migliori al mondo debba essere contraddistinta da un funzionamento limpido.

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Il dossier torna ora al Consiglio degli Stati. In caso di ulteriore flop, l’iniziativa andrà al voto popolare senza controprogetto.

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tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 17.09.2020)

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