Compensi milionari: la Svizzera può competere con gli Stati Uniti?
Amministratrici e amministratori delegati, in Svizzera, incassano retribuzioni tra le migliori d'Europa. Ma se paragonati a parigrado statunitensi, i loro compensi appaiono modesti. Qualcuno, nel settore chimico-farmaceutico, lo considera un problema.
A inizio marzo, l’azionariato di Novartis ha approvato un pacchetto retributivo di 16,2 milioni di franchi (18,8 milioni di dollari) per il presidente della direzione Vasant “Vas” Narasimhan.
È quasi il doppio del compenso che ha percepito nel 2022 ed è tra i più alti in Europa. Ma impallidisce di fronte a quel che guadagnano annualmente i numeri uno di alcune grandi aziende negli Stati Uniti, dove chi figura top dieciCollegamento esterno, come Sundar Pichai di Alphabet o Safra Catz di Oracle, nel 2022 ha portato a casa non meno di 99 milioni di dollari.
“Negli Stati Uniti assistiamo a veri e propri eccessi. Noi invece cerchiamo di trovare un equilibrio tra quel che è considerato accettabile e quanto pagano nel resto del mondo”, ha detto il presidente del consiglio di amministrazione di Novartis Jörg Reinhardt all’Assemblea generale annuale del 5 marzo a Basilea. “Dobbiamo offrire compensi competitivi su scala internazionale perché vogliamo che lavorino per noi le persone migliori”.
La ricerca di questo equilibrio è una preoccupazione costante per le multinazionali chimico-farmaceutiche svizzere, in particolare per Novartis, che è tra le poche grandi aziende elvetiche ad essere stata guidata da statunitensi. Narasimhan è nato a Pittsburgh e ha trascorso gran parte della carriera negli USA, prima di assumere l’incarico a Basilea nel 2018.
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La sua ultima retribuzione lo avvicina alle parigrado d’oltreoceano. Tra le 15 più grandi aziende farmaceutiche, dieci delle quali hanno sede negli Stati Uniti, il compenso di CEO (chief executive officer) è in media 18 milioni di dollari (16 milioni di franchi). Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, ha guadagnato 33 milioni di dollari nel 2022.
“In Europa le aspettative sono diverse”, spiega a SWI swissinfo.ch Vincent Kaufmann, il direttore di Ethos Foundation, società di investimenti sostenibili che annovera tra i suoi clienti molti fondi pensione. “L’azionariato statunitense non mette in discussione i compensi come facciamo in Europa”.
Come si giustifica
Kaufmann, all’assemblea, è stato tra le poche persone che si sono dichiarate contrarie alla proposta di retribuzione del CEO di Novartis. La remunerazione di Narasimhan comprende un salario di base (che rispetto al 2022 è leggermente aumentato a 1,82 milioni di franchi) e una componente variabile basata perlopiù sui risultati economico-finanziari e in parte su criteri di sostenibilità e innovazione.
Secondo il rapporto annuale, Novartis ha nettamente superato gli obiettivi in termini di vendite, reddito operativo e liquidità disponibile nel 2023. La multinazionale ha registrato una crescita del 10% nelle vendite (a 45 miliardi di dollari) e un utile netto di 8,6 miliardi, più alto di alcune concorrenti USA. L’azienda ha inoltre ottenuto 22 approvazioni di farmaci tra Stati Uniti, Europa, Cina e Giappone.
“Crediamo che il nostro sistema retributivo sia adeguato a questi livelli di performance”, ha detto Reinhardt ad azioniste e azionisti. “Talvolta si guadagna di meno, altre di più”. Nel 2022, il compenso di Narasimhan era stato falciato del 61% dopo due anni turbolenti.
Ma anche con i solidi risultati del 2023, secondo Kaufmann, la “componente variabile sta crescendo troppo rapidamente e non si giustifica”. Corrisponde a 7,7 volte il salario di base e potrebbe crescere fino a 11 volte, tetto a cui il Consiglio d’amministrazione ha proposto di portare il bonus massimo dal 2024.
Novartis, peraltro, non è la farmaceutica europea che ha fatto registrare i migliori risultati. La danese Novo Nordisk ha visto le vendite impennarsi del 36% nel 2023 grazie alla richiesta dei farmaci anti-obesità Wegovy e Ozempic. Le azioni dell’azienda hanno raggiunto un livello record, portando il suo valore di mercato oltre i 500 miliardi di dollari e rendendola la società più capitalizzata d’Europa.
Il CEO di Novo Nordisk Lars Fruergaard Jørgensen ha sì visto crescere la sua retribuzione annuale del 13%, ma a 68,2 milioni di corone danesi (circa 9,9 milioni di dollari): meno di metà di quanto guadagna Narasimhan.
La forbice salariale
Novartis cerca di restare al passo con le concorrenti statunitensi, ma al contempo non può ignorare l’opinione pubblica.
Secondo le stime del gruppo azionario Actares, Vas Narasimhan guadagna 160 volteCollegamento esterno più del personale medio di Novartis. Uno studio condotto dal sindacato UNIA lo scorso anno ha appurato che non è la sola. La forbice salariale si è allargata, negli ultimi dieci anni, nelle dieci più grandi aziende svizzere.
L’annuncio dell’aumento della retribuzione del presidente della direzione è coinciso inoltre con un momento non proprio ideale per le/i dipendenti di Novartis in Svizzera. La casa madre è appena stata sottoposta a un’importante ristrutturazione e in ottobre ha scorporato la divisione dei farmaci generici Sandoz, trasformando Novartis in una cosiddetta “pure play”, un’azienda specializzata in nuove cure, coperte da brevetto.
Ciò ha portato a licenziamenti collettivi. Nel 2022, la multinazionale ha annunciato la soppressione di 8’000 posti di lavoro su 108’000 in tre anni. Circa 1’400 di questi impieghi erano in Svizzera; corrispondono grossomodo al 10% della forza lavoro e si aggiungono a 2’000 posti già tagliati nei quattro anni precedenti.
I compensi milionari sono un argomento delicato anche per l’opinione pubblica, in Svizzera. Nel 2013 è stata accolta in votazione popolare la cosiddetta iniziativa Minder, che garantisce ad azioniste e azionisti un diritto di veto sui salari di quadri dirigenti e componenti dei consigli d’amministrazione delle aziende quotate in borsa. Il testo vieta inoltre alcuni tipi di bonus come gli accordi di licenziamento detti “paracaduti dorati”.
Poco prima del voto era stato reso noto che all’allora CEO di Novartis Daniel Vasella aveva diritto a una buonuscita di 72 milioni di franchi (77 milioni di dollari). Anche l’ex numero uno di Credit Suisse Brady Dougan, cittadino statunitense che nel solo 2010 aveva percepito 90 milioni di franchi, alimentò le rimostranze dell’opinione pubblica. Benché finora i tentativi di mettere un tetto ai salari massimi siano stati sempre respinti in votazione popolare, la questione resta scottante.
Una strategia rischiosa
In quanto importante motore economico della Svizzera, con molta forza lavoro internazionale, l’industria farmaceutica deve affrontare un percorso più delicato di qualsiasi altro settore del Paese.
La Confederazione offre stipendi tra i più alti al mondo, e questo è stato un’attrattiva per i talenti stranieri. Tuttavia, selezionatrici e selezionatori di personale lamentano che più si sale di grado -specie in settori attivi su scala globale come il farmaceutico e quello finanziario- più è difficile competere con gli Stati Uniti.
“Siamo in competizione globale per aggiudicarci i migliori talenti al mondo”, sostiene il cacciatore di teste Stephan Suber dell’agenzia Page Executive Switzerland. “Non vedremo mai un salario stile Goldman Sachs in Svizzera, ma dobbiamo premiare i risultati per poter tenere qui i migliori profili”.
Applicare un modello salariale statunitense è rischioso. Il risentimento contro le retribuzioni eccessive cresce anche negli USA. È inoltre sempre più provato che divari estremi tra i salari dirigenziali e gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori possono abbassare il morale e ridurre la produttività. Uno studio recente ha stabilito che amministratrici e amministratori delegati delle 350 più grandi aziende quotate negli Stati Uniti guadagnavano 344 volte il salario di una normale impiegata o impiegato nel 2022; un divario che nel 1965 era di 21 a 1.
“Resto convinto che si possa trovare un buon CEO per un’azienda svizzera senza compensi così alti. La remunerazione non dovrebbe essere l’elemento fidelizzante”, conclude Kaufmann, “perché attira persone concentrate sulla crescita a corto termine, con il rischio che badino solo ai loro interessi”.
A cura di Marc Leutenegger/sb
Traduzione di Rino Scarcelli
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