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Norme anti-omofobia, “una legge di censura”

Sei persone sedute al tavolo di una sala stampa; in primo piano, un logo Nein Zensurgesetz
In primo piano, il logo della campagna per il no. RSI-SWI

Estendere alle esternazioni omofobe le attuali norme penali contro la discriminazione razziale rappresenta una restrizione sproporzionata della libertà di espressione e di coscienza. È quanto sostiene un comitato referendario, che lunedì a Berna ha presentato la sua campagna per il 'no' in vista della votazione popolare del prossimo 9 febbraio.

Il comitato, che ha raccolto 70’349 firme contro quella che definisceCollegamento esterno una censura, è composto da politici dell’Unione democratica federale (UDF, partito conservatore cristiano che basa il suo programma sulla Bibbia) e dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), in gran parte provenienti dalla Svizzera tedesca.

“Un cittadino libero deve poter parlare di tutto senza temere accuse e denunce”, ha detto alla stampa Marc Früh dell’UDF, il quale ritiene che un’estensione delle norme contro l’incitamento all’odio e la discriminazione sia un ostacolo all’educazione di bambini e giovani, poiché gli adulti non oseranno più argomentare sugli aspetti positivi e negativi che scaturiscono dall’orientamento sessuale.

Il timore dei membri del comitato è di venire in futuro etichettati come omofobi se ad esempio si argomenta contro il matrimonio per tutti, ha rilevato il presidente dell’UDF Hans Moser.

Perché si vota

L’articolo 261bisCollegamento esterno del Codice penale svizzero punisce la discriminazione e l’incitamento all’odio basati su razza, etnia e religione.

Il 14 dicembre 2018, le Camere federali hanno dato seguito a un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno del consigliere nazionale Mathias Reynard (PS) per estendere la norma alle esternazioni che prendono di mira l’orientamento sessuale.

In seguito alla riuscita del referendum, la relativa modifica del Codice penale e del Codice penale militare saranno sottoposte a votazione popolareCollegamento esterno.

“In una società libera si deve poter ridere di tutto”, crede inoltre la consigliera nazionale turgoviese Verena Herzog (UDC), “e se si tratta di umorismo buono o cattivo deve deciderlo l’ascoltatore e non certo un giudice”.

I no “arcobaleno”

Per il comitato referendario, le attuali norme proteggono a sufficienza dalla discriminazione e dalla violenza; l’estensione potrebbe anzi avere effetti controproducenti.

“Non abbiamo bisogno di essere degradati a minoranza bisognosa di protezione, ma vogliamo essere riconosciuti come una componente normale della società”, ha precisato Michael Frauchiger, esponente UDC e co-presidente di un comitato LGBTI contrario.

Lo Stato non deve fare la differenza fra cittadini o gruppi di cittadini, ha infine sostenuto la granconsigliera bernese dell’UDF Katharina Baumann, la quale trova ingiusto che si voglia tutelare le persone sulla base dell’orientamento sessuale e lo stesso non avvenga con altre caratteristiche come un handicap, il sovrappeso o l’età.

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