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Colpo alla mafia turca, arresti anche in Svizzera

Agenti della polizia federale.
L'organizzazione del boss Baris Boyun visitava spesso la Svizzera. KEYSTONE

Perquisizioni e arresti nel canton Argovia e a Zurigo nell'ambito della vasta indagine condotta dalla Procura di Milano contro l'organizzazione di Baris Boyun, il boss turco che soggiornava spesso in Svizzera.

Diciannove persone, residenti in Italia, Svizzera, Germania e Turchia e legate alla rete criminale del presunto boss Baris Boyun – fermato a Viterbo – sono finite in manette all’alba di mercoledì in esecuzione dell’ordine d’arresto spiccato dalla Procura di Milano.  

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Da parte sua il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha proceduto ad alcune perquisizioni domiciliari effettuati in base alla richiesta di assistenza giudiziaria proveniente dall’Italia, con il supporto della polizia federale (fedpol) e di quelle cantonali di Zurigo e Argovia.

Secondo quanto ha reso noto nel pomeriggio l’Ufficio federale di giustizia (UFG) in ognuno dei due cantoni è stata arrestata una persona e posta in detenzione provvisoria in vista d’estradizione. Sono accusate di vari reati in Italia, in particolare di violazione della legge sulle armi.

Inchiesta milanese

Gli esponenti fermati dell’organizzazione criminale sono accusati di associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità, banda armata con finalità di terrorismo, attentato terroristico e omicidio, detenzione e porto illegale di armi “micidiali” e di esplosivi, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il provvedimento del giudice per le indagini preliminari Roberto Crepaldi è stato eseguito da centinaia di agenti coordinati dall’antiterrorismo milanese.

Il super ricercato Baris Boyun, che sostiene di essere un perseguitato politico di origini curde, è stato prelevato da un’abitazione di Viterbo da una task force congiunta di forze dell’ordine italiane e Interpol. Si sospetta che la sua rete sia coinvolta nell’ingresso di migranti attraverso la rotta balcanica, in omicidi e nell’organizzazione di attentati, sia in patria sia in Europa.

Tre fermi a Como in ottobre

A dare un impulso decisivo all’indagine milanese è stato il fermo lo scorso 6 ottobre, nei pressi della dogana di Como-Chiasso, di tre cittadini turchi diretti in Svizzera su un SUV. Sull’auto gli agenti italiani hanno rinvenuto 70 grammi di marijuana, due pistole calibro 9, munizioni e un giubbotto antiproiettile.

Dai successivi accertamenti gli inquirenti hanno dedotto che il terzetto di richiedenti l’asilo non fosse altro che la scorta armata del boss Baris Boyun, transitato poco prima dallo stesso valico doganale.

Il super ricercato, arrestato nell’agosto 2022 a Rimini e rilasciato nel marzo 2023, era infatti solito soggiornare spesso – come si è appurato – nella Confederazione, per evitare possibili controlli e guai giudiziari in Italia.  

Le operazioni sono state svolte grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate nei confronti del gruppo criminale e a complessi servizi di osservazione e pedinamento svolti sul territorio italiano con uno scambio informativo tramite Interpol, polizia di Stato e polizia turca del Kom.

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