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CN: sostegno alla stampa va esteso

alberto rosti
Il ministro delle comunicazioni Albert Rösti. Keystone-SDA

Il sostegno indiretto alla stampa deve essere esteso. È quanto prevede un progetto, elaborato dalla sua Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni, adottato giovedì dal Consiglio nazionale per 126 voti a 61.

Il dossier trasloca ora sui banchi del Consiglio degli Stati. Il dibattito sul progetto, confezionato in attuazione a un’iniziativa parlamentare di Christine Bulliard-Marbach (Centro), è ripreso nel pomeriggio di giovedì dopo la sospensione per sopraggiunti limiti di tempo di lunedì. Esso prevede che la stampa regionale e locale riceva un maggiore sostegno per un periodo di sette anni, una misura transitoria considerata necessaria per assicurare il pluralismo dei media.

“Il giornalismo locale sta morendo”

Bisogna agire dato che il giornalismo locale “sta morendo” e la professione “non è più attrattiva per i giovani, ogni mese si leggono di tagli dei posti di lavoro”, ha sottolineato in aula il socialista Jon Pult. Stando al grigionese, “non si può trattare l’informazione in un Paese quadrilingue seguendo le sole logiche del mercato”, anche perché “è un servizio che non si può esternalizzare” in altri Paesi per risparmiare.

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Marie-France Roth Pasquier (Centro), parlando di settore “in crisi”, ha ricordato i recenti annunci in merito a licenziamenti e chiusure del gruppo Tamedia, i quali “avranno conseguenze per la stampa regionale”. “La nostra democrazia necessita di un panorama mediatico vivace e diversificato, ma con una strategia orientata verso il futuro”, ha detto dal canto suo Katja Christ (Partito verde liberale PVL).

Governo riluttante

Contraria invece l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che ha spinto invano per la non entrata in materia. “I media sono imprese private, non statali”, ha voluto evidenziare lo zurighese Gregor Rutz, il quale ha rammentato che nel febbraio 2022 il popolo alle urne ha bocciato con il 55% un pacchetto di misure pensato per il settore.

Sulla stessa linea il Governo che, già in una presa di posizione risalente a inizio settembre, aveva manifestato la propria opposizione alla modifica legislativa. Nel frattempo, venerdì scorso, presentando il piano di sgravio delle finanze federali, l’Esecutivo ha persino comunicato la volontà di dimezzare in futuro il sostegno indiretto alla stampa.

Pur riconoscendo le difficoltà che sta attraversando il ramo, “per motivi di politica finanziaria non è questo il momento di spendere così tanto”, ha ribadito davanti al plenum il consigliere federale Albert Rösti. “Siamo convinti che i media vadano aiutati, ma non vogliamo stanziare fondi supplementari”, ha affermato il ministro delle comunicazioni.

45 milioni di franchi

Entrando nel dettaglio e passando alle cifre nude e crude, i deputati hanno deciso che i contributi annuali del budget della Confederazione destinati alla distribuzione regolare di quotidiani e periodici in abbonamento devono salire da 30 a 45 milioni di franchi. Una minoranza, caldeggiata dal governo, preferiva una via di mezzo (37,5 milioni), ma è stata sconfitta al voto per 126 a 59.

La Camera del popolo ha però optato per stralciare i contributi per la stampa associativa e delle fondazioni (attualmente 20 milioni di franchi). Quest’ultima “non è fondamentale per la democrazia”, ha dichiarato convincendo i colleghi – seppur di misura, 94-91 e quattro astenuti – Andri Silberschmidt (PLR).

Il progetto include poi il sostegno alla distribuzione mattutina durante la settimana di quotidiani e settimanali. Per il Nazionale, lo Stato deve mettere a disposizione in questo caso altri 30 milioni di franchi all’anno. Battuta, in un altro voto tirato (96-92), una minoranza che voleva ridurre a 20 milioni tale somma.

OK ad altre due mozioni

Parallelamente al progetto di legge, la Camera dal popolo ha anche adottato due mozioni sul tema, sempre a firma della sua Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni. La prima riguarda l’introduzione di aiuti, indipendenti dal canale di diffusione e dal modello commerciale, ai media elettronici che offrono contenuti giornalistici.

Tali aiuti sarebbero configurati in modo decrescente: in parole povere, le piccole aziende ne riceverebbero di più rispetto a quelle di maggiori dimensioni. Il secondo atto parlamentare chiede invece l’eliminazione della distorsione della concorrenza nel sostegno alla stampa associativa e delle fondazioni.

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