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Consiglio Nazionale: “Sberle e sculacciate vanno bandite dall’educazione dei figli”

ombra di persona che picchia un'altra persona
Keystone-SDA

Sberle, sculacciate, minacce e umiliazioni non dovrebbero più far fare dell'armamentario educativo dei genitori.

È quanto pensa il Consiglio nazionale che, con l’eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), ha approvato lunedì una modifica del Codice civile (CC) in tal senso per 134 voti a 56 e 2 astensioni. Il dossier va agli Stati.

Concretamente, il progetto governativo, che realizza una mozione accolta dal parlamento, prevede all’articolo 302 che i genitori debbano educare la prole “senza ricorrere alla violenza, segnatamente senza punizioni corporali né maltrattamenti degradanti”. Inoltre, in caso di difficoltà educative, i genitori possono rivolgersi “insieme o separatamente”, a consultori istituiti dai Cantoni.

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Un’educazione senza schiaffi

Questo contenuto è stato pubblicato al La Svizzera fa parte di quei Paesi che ancora non hanno vietato esplicitamente le punizioni corporali sui figli. Il dibattito sul tema è vivo.

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Nel corso del dibattito, durato circa un’ora, i relatori della commissione, e lo stesso ministro Beat Jans, hanno ricordato che l’integrità fisica dei figli è già protetta dal Codice penale e da altre leggi. Oggi si tratta, ha dichiarato a nome della commissione Philippe Nantermod (partito liberale radicale – PLR, destra), d’inserire esplicitamente il principio dell’educazione non violenza nel Codice civile, un passo secondo il deputato in linea con le attese della popolazione.

Sebbene la violenza nell’educazione della prole sia andata scemando negli ultimi decenni, ha aggiunto sempre a nome della commissione, Florence Brenzikofer (Verdi), oggi ancora troppi bambini la subiscono. Solo nel 2023, ha affermato, gli ospedali pediatrici hanno trattato oltre duemila bambini oggetto di violenza fra le mura domestiche.

Adeguarsi a una tendenza europea

Per i due relatori, si tratta anche per la Svizzera di adeguarsi a una tendenza europea, visto che molti Stati vicini hanno già fatto questo passo, e alla Convenzione della Nazioni Unite in materia. Per convincere gli scettici, Brenzikofer e Nantermod, come lo stesso Jans, hanno rimarcato che l’autonomia educativa dei genitori non verrà intaccata. Si tratta piuttosto di fare chiarezza affinché i genitori, ma anche per gli educatori e chi si occupa di bambini per mestiere, sappiano che determinati comportamenti non sono più accettabili.

In particolare, i sostenitori del progetto governativo hanno insistito sull’effetto preventivo di questa aggiunta al CC, il cui obiettivo non è quello di colpevolizzare o punire i genitori. Un aspetto sottolineato anche dal responsabile del Dipartimento di giustizia e polizia, Beat Jans, il quale ha aggiunto che bisognerà sensibilizzare la popolazione su questo cambiamento, così come avviene in altri Paesi.

I Cantoni dovranno quindi potenziare la prevenzione ampliando le attuali offerte di consulenza e aiuto a bassa soglia per genitori e figli, che in parte differiscono da regione a regione, migliorandone l’accesso. In caso di difficoltà in ambito educativo, gli interessati dovrebbero avere a disposizioni sufficienti consultori e altre offerte di sostegno. L’obiettivo è offrire consulenza alle famiglie in ambito educativo e, se occorre, contribuire a superare i conflitti.

Sull’altro fronte, Manfred Bühler (UDC) – che ha presentato un proposta di non entrata nel merito respinta dal plenum – ha giudicato inutile l’aggiunta al CC, dal momento che disposizioni che puniscono la violenza in famiglia esistono già.

Per il consigliere nazionale bernese, il progetto di legge va oltre il divieto della violenza nell’educazione dei figli, un aspetto sacrosanto a suo avviso, poiché erode la libertà e l’autonomia educativa dei genitori. A suo parere, con questo cambiamento al CC, il parlamento lancia un segnale catastrofico contro ogni forma di autorità, già parecchio malmessa.

Per Bühler sussiste il pericolo che i figli si rivolgano a consultori per evitare ogni forma di correzione quando emergono dei conflitti in famiglia. A parere del deputato democentrista, in materia educativa bisogna dare fiducia ai genitori e al loro libero arbitrio.

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