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OK del Nazionale al credito di 666 milioni per i programmi di ricerca dell’UE

ricercatori al lavoro
Solo l'UDC si è opposto al credito. Keystone-SDA

Dopo il Consiglio degli Stati, anche il Consiglio nazionale ha approvato mercoledì - tranne l'UDC - il credito aggiuntivo di 666 milioni di franchi per la partecipazione della Svizzera al programma quadro di ricerca e innovazione dell’UE (tra cui Orizzonte Europa).

Tale credito aggiuntivo al preventivo 2025 della Confederazione è stato chiesto dal Consiglio federale nel marzo scorso. Per l’occasione, il Governo aveva proposto aggiunte globali per un totale di 675 milioni, di cui il grosso destinato alla ricerca.

Nel quadro dei negoziati sul pacchetto globale Svizzera-UE, aveva sostenuto l’esecutivo nel marzo scorso, è stata convenuta la partecipazione della Svizzera ai programmi comunitari. L’accordo sui programmi UE (EUPA) può essere applicato provvisoriamente e garantisce un’associazione ai programmi Orizzonte Europa, Euratom ed Europa digitale a partire da inizio gennaio 2025, aveva spiegato il Consiglio federale.

Quest’ultimo, ha affermato in aula la presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter, parte dal presupposto che l’applicazione provvisoria dell’EUPA diventerà effettiva nel 2025. Il contributo obbligatorio sarà dunque dovuto nell’anno in corso, ragione per cui è chiesto il credito di 666 milioni per finanziare la partecipazione dei ricercatori in Svizzera ai bandi europei pubblicati quest’anno.

Una posizione, quest’ultima, fatta propria dalla maggioranza del plenum, secondo cui i ricercatori possono finalmente essere pienamente associati ai programmi di ricerca comunitari. A parte l’UDC, tutti gli altri gruppi parlamentari hanno sottolineato l’importanza di una piena associazione dei centri di ricerca elvetici, tenuto conto anche delle ricadute positive per le aziende e l’economia in generale.

Voci critiche

Tuttavia non sono mancate le voci critiche. Oltre a mettere in dubbio la conformità del credito aggiuntivo al freno all’indebitamento, Andreas Gafner (UDC, destra conservatrice) ha sostenuto che finora le misure transitorie – la Svizzera invece di versare i contributi all’Ue li versa direttamente ai ricercatori attivi negli atenei elvetici – adottate dalla Confederazione per far fronte alla mancata associazione si sono rivelate positive.

Gafner ha poi fatto notare che la piena associazione dipende anche da cosa dirà il popolo quando sarà chiamato a esprimersi sui nuovi accordi con Bruxelles. In caso di decisione negativa, l’UE potrebbe escluderci dai programmi di ricerca come fatto già nel 2014, quando venne accolta l’iniziativa dell’UDC “contro l’immigrazione di massa”. Bruxelles potrebbe ancora staccare la spina, a detta di Gafner, secondo cui la Svizzera non dovrebbe farsi ricattare, ma andare avanti con i provvedimenti transitori attuali.

Ma secondo la maggioranza del plenum, che ha respinto per 120 voti a 65 la proposta di stralcio del credito dello stesso Gafner, a prescindere dal voto del popolo è importante per la Confederazione fare in modo che i ricercatori attivi in Svizzera possano partecipare fin da subito ai programmi di ricerca comunitari.

Una volta approvato questo credito, il plenum ha adottato senza discussioni le altre aggiunte al preventivo riguardanti, tra l’altro, le spese di funzionamento di Agroscope (3,25 milioni), gli aiuti alla produzione vegetale (2,1 milioni) e per il Consiglio d’Europa di Strasburgo (1,8 milioni).

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