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“Il mantenimento di monete e banconote va iscritto nella Costituzione”

portafoglio contenente monete e biglietti di franco svizzero
Keystone-SDA

Il mantenimento di monete e banconote va iscritto nella Costituzione, così come anche il franco svizzero quale divisa nazionale.

Lo chiede il controprogetto all’iniziativa popolare “Il denaro contante è libertà” respinta mercoledì tacitamente dal Consiglio nazionale. Il dossier va agli Stati.

Il controprogetto direttoCollegamento esterno, ossia a livello costituzionale, è stato approvato a larga maggioranza – 185 voti a 6 – al termine di un dibattito in cui la parola magica “libertà” è stata pronunciata più volte, in particolare dagli esponenti dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice).

L’iniziativa, lanciata dal Movimento svizzero per la libertà, chiede di modificare l’articolo 99 della Costituzione federaleCollegamento esterno affinché la Confederazione assicuri che il denaro contante sia sempre disponibile in quantità sufficiente e che la sostituzione del franco con un’altra moneta sia sottoposta al voto del popolo e dei cantoni. I promotori temono l’abolizione del contante e sono particolarmente preoccupati dalle attuali tendenze politiche, che auspicano un futuro in cui circola sempre meno contante. A loro avviso, una restrizione o una rinuncia al contante equivarrebbe a un mondo trasparente in cui le azioni di ogni individuo sarebbero costantemente monitorate.

Alla luce anche dell’ultimo sondaggio della BNS (inverno 2024) secondo cui il 95% degli interpellati rimane affezionato al contante come mezzo di pagamento, pur in un contesto di crescente utilizzo dei canali digitali, il Consiglio federale ha deciso di contrapporre all’iniziativa un controprogetto diretto poiché riconosce l’importanza delle monete e delle banconote per l’economia e la società.

Dignità costituzionale

Concretamente, il Governo ha deciso d’innalzare a dignità costituzionale le attuali disposizioni contenute nella Legge sulla Banca nazionale e sull’unità monetaria e i mezzi di pagamento che prevedono sia la garanzia dell’approvvigionamento in denaro contante sia il franco come valuta svizzera. Si tratta insomma, per l’Esecutivo, di fare un passo verso il Comitato d’iniziativa con la speranza che quest’ultimo ritiri il suo testo.

Ma prima di giungere ai voti finali, dall’esito scontato, l’UDC in particolare ha preso le difese del comitato d’iniziativa per denunciare la strisciante perdita di “libertà” causata dall’arrembante digitalizzazione dei pagamenti, un’evoluzione quest’ultima che, come sostenuto in aula da Piero Marchesi, Paolo Pamini e Lorenzo Quadri, discrimina gli anziani, poco avvezzi a pagare con lo smartphone, sottoponendo la popolazione al rischio di una sorveglianza di massa, con tanti saluti per la “privacy”.

Per non parlare dei pericoli insiti nei mezzi di pagamento elettronici, come un improvviso black out o un hackeraggio. La popolazione ha insomma il diritto di scegliere se pagare o meno in contanti, anche per tenere meglio sotto controllo le proprie finanze, mentre oggigiorno non è già più possibile in determinate occasioni, come l’acquisto di un biglietto del bus.

Un controprogetto pragmatico

A tali scenari orwelliani, il centro-sinistra, pur riconoscendo l’attaccamento della popolazione al franco svizzero e al denaro contante, ha sottolineato che la regolamentazione attuale non intralcia i pagamenti “cash”, tanto che taluni – specie a sinistra – hanno rinfacciato ai democentristi di fare “propaganda” sostenendo in aula le argomentazioni dei promotori dell’iniziativa.

Di fronte al sostegno ricevuto dall’iniziativa, tuttavia, il governo ha deciso di elaborare un controprogetto “pragmatico” che tiene conto delle preoccupazioni dell’iniziativa, come sottolineato da Alex Farinelli (Partito liberale radicale – PLR, destra). Iscrivendo nella Costituzione gli aspetti principali dell’iniziativa, in futuro sarebbe necessario il voto di popolo e Cantoni per avviare qualsiasi cambiamento a livello monetario, come un ipotetico abbandono del franco svizzero a favore dell’euro.

Il pragmatismo evocato da Farinelli si è poi rispecchiato nel “no” del plenum – 121 voti a 67 – a una proposta dell’UDC che avrebbe voluto inserire nella Costituzione l’obbligo di accettare pagamenti in contanti. Una proposta, per la maggioranza e la consigliera federale Karin Keller-Sutter, contraria alla libertà contrattuale e che rischia di ostacolare l’introduzione futura di nuovi metodi di pagamento. Se per la maggioranza l’uso del contante deve rimanere possibile, non è però accettabile imporne uno in particolare ai commercianti.

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